Festival Sanremo con la paura che scappi una parola elettorale. Comici al minimo

Che Festival di Sanremo sarà? Politicamente anestetizzato
Festival Sanremo con la paura che scappi una parola elettorale. Comici al minimo

ROMA – Festival Sanremo con la paura che scappi una parola elettorale. Comici al minimo. Comincia stasera un Festival di Sanremo che si annuncia politicamente anestetizzato: nel bel mezzo di una virulenta campagna elettorale senza esclusioni di colpi, sull’evento televisivo dell’anno vigilano tremebondi gli accorti e prudenti funzionari Rai, gli agguerriti “sentinelli” di ogni partito, authorities e social media.

Che non una parola, una battuta, un accenno polemico turbino la neutralità politica di un appuntamento che storicamente va al di là della musica, i lustrini e le singole canzoni: per cui, a parte un incidente, una voce dal sen fuggita, una gaffe involontaria, tutto è disposto perché nulla di politicamente sensibile agiti l’audience. Prime vittime di questa tregua elettorale sono i comici, la cui presenza è ridotta al minimo sindacale.

Un paio di risate saranno appaltate a Fiorello, fenomeno artistico indiscutibile perché piace a tutti, indistintamente e a prescindere dalle preferenze politiche. Bravo ma innocuo, insomma. I Benigni, ma anche i Crozza, a questo giro saltano, non sarebbero appropriati, fanno ridere e forse pensare, ma finiscono necessariamente per scontentare una parte rispetto all’altra.

A guidare la kermesse un celebrato autore di canzoni, Claudio Baglioni: una volta tanto un musicista a dirigere il traffico musicale, con il vantaggio che politicamente “quella sua maglietta fina” si è sempre collocata rigorosamente fuori da ogni contrapposizione ideologica. Alla sua sinistra, per ovvio schematismo ideologico, l’attore Pierfrancesco Favino, alla sua destra la show-girl Michelle Hunziker, coppia di presentatori politicamente depurata nell’acqua della par condicio televisiva.

Par condicio è bene; non parlare di nulla di politicamente sensibile, è meglio. Sanremo sarà pure il festival dell’insulsaggine, ma ha sempre seguito, e spesso anticipato, le svolte politiche nazionali. E, visto che clima, all’esterno di questa bolla di fiori e canzoni, nel Paese reale e macerato, è tutt’altro che sereno, troncare e sopire diventa ancora più imperativo. E forse anche più difficile: «Sarà come ballare sulle uova», sospira un papavero abbastanza alto della rete ammiraglia. (Alberto Mattioli, La Stampa)

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