Fiat di Mirafiori: tra impiegati e operai, 2/3 fuori dall’accordo

Sergio Marchionne

Di tutti i 15.000 lavoratori del grande pianeta di Mirafiori solo un terzo è direttamente interessato dall’accordo approvato venerdì con il referendum. Il numero sale se nella galassia Fiat torinese s’includono anche la ex Bertone e la ex Itca, che hanno sede a Grugliasco, alle porte di Torino, e complessivamente contano quasi 2.000 addetti. ”E’ inevitabile che il sistema di regolamentazione sia uniforme in tutta Mirafiori e in tutto il mondo Fiat – spiega il segretario generale del sindacato autonomo Fismic, Roberto Di Maulo – ma non c’è urgenza se non per i lavoratori della Powertrain che hanno già i 18 turni e dovrebbero godere dei benefici dell’accordo approvato con il referendum”.

Per la Uilm torinese l’investimento previsto alle Carrozzerie ”porterà a una crescita produttiva anche negli altri settori di Mirafiori perché l’area che ruota intorno allo stabilimento va considerata come indotto di prima fascia”. Anche la Fim ritiene che ”il lavoro ottenuto per i 5.400 lavoratori delle carrozzerie avrà ricadute positive su tutta la fabbrica”. La Fiom chiede invece certezze per l’intero stabilimento e sostiene che le maggiori preoccupazioni sono quelle per la testa pensante, i 5.500 colletti bianchi degli enti centrali, dove risiedono le attività di Progettazione, Stile, Produzione, Acquisti, Attività Commerciali.

”Non sappiamo ancora – spiega Federico Bellono, segretario generale della Fiom torinese – se quelli di Marchionne sono impegni o promesse. Noi avevamo chiesto un tavolo al ministero con un ruolo attivo del governo, ma la Fiat ha preferito la strada della discussione a livello locale. A quel punto siamo stati i primi a chiedere l’apertura del confronto e che questo riguardasse l’intero sito di Mirafiori, compresa la Carrozzeria Bertone. La scelta è stata riduttiva”.

Secondo Bellono, la Fiat ha ”una responsabilità in più verso i 1.100 lavoratori della Bertone perche’ l’azienda e’ stata acquisita dall’amministrazione straordinaria”. ”La cassa integrazione appena annunciata anche per gli impiegati e per tutto il resto di Mirafiori – dice ancora il segretario della Fiom di Torino – dimostra che c’è una grande sofferenza e mancanza di prospettive. Particolarmente delicata la situazione degli Enti Centrali, che dovrebbero essere il cervello di Mirafiori: a molti ingegneri e tecnici è stato proposto il trasferimento per periodi più o meno lunghi negli Stati Uniti”.

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