ROMA – Fico neo presidente della Camera rinuncia a percepire l’indennità di funzione. Lo ha annunciato lui stesso e l’annuncio non sorprende. Già da parlamentare M5S Fico rinunciava ad una parte della retribuzione che gli spettava. Logico e coerente che continui così. Logico, coerente e apprezzabile.
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Però non chiarissimo. A quale indennità rinuncia Roberto Fico presidente della Camera? A Montecitorio per il presidente ci sono ben tre robuste integrazioni alla, chiamiamola così, paga base. La paga base fa circa 10.835 euro lordi (5.300 netti più o meno).
Poi ci sono altre tre entità retributive. Diaria: 3.500 euro netti. Spese mandato: 3.750 circa. E indennità di funzione vera e propria: 4.200 netti.
Il tutto fa circa 16.400 euro netti al mese. Che Roberto Fico non vuole mettere in tasca e che annuncia taglierà a vantaggio delle casse pubbliche e dell’immagine sua e di M5S. E non c’è dubbio che sarà così, fin dal primo mese: il presidente della Camera Roberto Fico non si metterà in tasca i 16.400 netti che pur gli spetterebbero.
Ma quanti di quei 16.400 euro netti Roberto Fico riterrà giusta misura della sua retribuzione? A quante e quali delle voci accessorie e integrative rinuncerà? Ad una o a tutte e tre? Fossero tutte e tre davvero un presidente della Camera può fare il suo mestiere e il suo lavoro con cinquemila euro al mese? E davvero, così fosse, sarebbe giusto ed equo che la terza carica dello Stato con le responsabilità e il lavoro che comporta sia retribuita di fatto meno che un medio-manager di azienda pubblica, magari in eterna perdita?
Fino a che punto è buona cosa che l’uomo politico o delle istituzioni guadagni il meno possibile? E a che punto diventa isteria il chiederlo, pretenderlo e applaudirlo? In attesa che Roberto Fico ci dia la sia misura del reale e la sua risposta alla domanda che capziosa e ostile non è, a quale indennità, di preciso, delle tre Fico presidente rinuncia?