PALERMO – “Ci chiediamo come sia possibile che la famiglia Lima sia stata riconosciuta come status di vittima di mafie visto l’estremo rigore dei criteri della legge nazionale. Una rigidità che ha portato all’esclusione di questo riconoscimento per diversi familiari di vittime di criminalità organizzata. Quando e da chi è stata assunta questa decisione e quali criteri sono stati seguiti nella valutazione?”
E’ quanto chiedono in una nota congiunta l’associazione Libera e il Centro Pio La Torre, parti civili al processo Stato-mafia, commentando le dichiarazioni della figlia di salvo Lima, che oggi ha detto in aula di avere ottenuto lo status riconosciuto ai familiari delle vittime di Cosa Nostra.
“Il problema non sono i figli sui quali non possono ricadere le colpe dei padri – dichiara Vito Lo Monaco, presidente del Centro La Torre, ma Lima non è stato estraneo agli ambienti politico-mafiosi come evidenziato dalla Relazione di Minoranza della Commissione Antimafia del 1976 e da vari procedimenti giudiziari. Chiediamo dunque al Governo – continua Lo Monaco- come sia potuto accadere tale riconoscimento e se non ritiene il caso di revocare il provvedimento per non offendere la memoria di tutte le reali vittime di mafia”.
“La signora Susanna Lima non gode dei benefici per le vittime di mafia. Ha equivocato il senso della domanda posta da un avvocate di parte civile”. Questa la risposta dell’avvocato Carlo lo Monaco, legale della signora Susanna Lima. Suo padre Salvo, eurodeputato Dc, fu ucciso a Palermo il 12 marzo 1992.
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