Il liberale Martino sentenzia: “Fini non è più di destra, ma è sempre fascista”

ROMA – ”Fini non è più di destra ma resta sempre fascista”. Il giudizio arriva da un liberale doc come Antonio Martino: un intervento dell’ex ministro della Difesa, postato sul suo blog, è stato pubblicato su Il Giornale. Martino è sempre stato un politico di destra in senso appunto “conservatore”, così come viene fuori anche dalla sua storia familiare: il padre Gaetano è stato uno dei massimi esponenti del Partito Liberale (e anche lui ministro) negli anni ’50.

Martino ha criticato il modo ”non super partes” con cui il leader di Fli gestisce i lavori di Montecitorio e ha sottolineato che ”consentirgli di restare alla presidenza della Camera è un oltraggio al Parlamento, alla democrazia e all’Italia”.

A quale episodio si riferisce Martino? In una votazione tenutasi qualche settimana prima alla Camera dei Deputati, Fini ”prima ha coperto un errore della Bindi, poi ha impedito alla maggioranza di votare”. La Bindi, infatti, stava presiedendo momentaneamente l’assemblea e dichiarò chiusa la votazione prima che alcuni dei presenti riuscissero ad avere il tempo di votare. Fini confermò la decisione della sua vice e alcuni ministri (tra cui Alfano, Brambilla, Prestigiacomo) restituirono simbolicamente al presidente della Camera il proprio tesserino di onorevoli.

Nel dare a Fini del fascista, poco ci manca che Martino gli dia del comunista: comune è la matrice di fascismo e comunismo, in cui la componente ideologica è quella prevalente, e dove è sempre presente una componente “sindacalista” che non si addice ai politici di stampo prettamente liberale (per intenderci, i conservatori anglosassoni). E anche il paragone che fa Martino è quello con un “comunista doc” come Massimo D’Alema: “Il mio amico Achille Occhetto sosteneva che «D’Alema non è più di sinistra, ma è sempre comunista»! Parafrasandolo, sono convinto che Fini non è più di destra, ma è sempre fascista”.

Poi Martino ricorda che in passato fu proprio lui a “sdoganare” i “fascisti” di An: ”Nel 1994 dovetti sudare le proverbiali sette camicie per convincere le cancellerie di mezzo mondo” che ”An non era l’Msi, che a sua volta era cosa assai diversa dal Pnf”. Ma ”oggi tuttavia mi indigna che ne abbia beneficiato anche Fini che non ha mai tradito per la semplice ragione che non ha mai creduto in ciò che ha sostenuto”.

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