Fini “sorvegliato speciale”: si consolida l’asse Berlusconi – Bossi

Pubblicato il 23 Aprile 2010 - 22:06| Aggiornato il 24 Aprile 2010 OLTRE 6 MESI FA

Il presidente del senato Renato Schifani

Si augura la “quiete dopo la tempesta” Renato Schifani, che ha ammorbidito i toni e non sventola più, sul volto di Gianfranco Fini, lo spauracchio del voto anticipato (“non sta a me dirlo – ha affermato da Torino il presidente del Senato – dipende dagli scenari, il paese ha bisogno di un clima meno teso e conflittuale”).

Accade che lo show down di ieri 22 aprile tra Berlusconi e Fini ha generato grande preoccupazione nelle file della maggioranza e tutti, oggi, hanno fatto un passo indietro in attesa di sviluppi imponderabili. Mentre infatti Fini resta un “sorvegliato speciale”, nel Pdl attendono con il fiato sospeso le prossime mosse parlamentari dei finiani che, come avrebbe minacciato ieri il presidente della Camera, faranno “scintille” in aula alla prima occasione, con un battesimo di fuoco per la nuova componente di minoranza.

Il presidente della Camera ostenta calma e, insieme, determinazione e oggi è tornato a calarsi nel suo ruolo istituzionale: come se niente fosse accaduto ha espresso apprezzamento per la posizione di Berlusconi sulle riforme da realizzare con il consenso di tutti. Anche il premier ha per oggi deposto le armi insanguinate sdrammatizzando addirittura sul famoso predellino, ritenendolo una esperienza non ripetibile e non calcando quindi la mano su un tema decisamente inviso al co-fondatore.

Dietro le retrovie, però, il nervosismo è a mille: il coordinatore Denis Verdini ha rilanciato sulla cacciata di Fini dalla Camera, ed è andata avanti per tutta la giornata la guerra dei numeri (sui sì e i no al documento della direzione, e sul peso reale dei finiani) mentre si fa sempre più pressante la richiesta di defenestrare Italo Bocchino.

Si consolida però l’asse tra Berlusconi e Bossi, come testimoniano le tante sortite di oggi del senatur che tra minacce e ruvide carezze ha messo in chiaro che se il federalismo rischia di fare le spese dello scontro tra Berlusconi e Fini, l’unico sbocco possibile è il voto anticipato.

Certo, il premier non intende proseguire il cammino governativo e programmatico azzoppato (dal presidente della Camera) e attende al varco le prossime mosse finiane con il calendario elettorale alla mano. A suo modo di vedere infatti è meglio rovesciare il tavolo piuttosto che andare avanti con l’incubo del sabotaggio continuo.

I prossimo passaggi saranno dunque decisivi per capire se il Pdl cambierà pelle e se si trasformerà in una diarchia.