Fli: Bocchino; Ronchi, Urso e Scalia cercavano poltrone

ROMA – L'uscita di Ronchi, Urso e Scalia da Fli ''e' il frutto di legittime ambizioni personali che sono state deluse incrinando il loro rapporto personale con Fini. Nel momento in cui le loro aspirazioni non sono state soddisfatte, si sono sentiti traditi personalmente''. Per il vicepresidente di Fli Italo Bocchino, intervistato da Repubblica e dal Messaggero, ''quella di Ronchi e stata la reazione di un amante tradito, quella di Urso di chi voleva la guida del partito e non l'ha avuta''.
I tre 'transfughi' ''speravano che noi li cacciassimo, ma non e' avvenuto, e allora hanno aspettato di trovare un pretesto per andarsene'', sostiene Bocchino. ''Sono consapevoli di trovarsi di fronte a una nave che affonda ma sperano di collocarsi nel momento magmatico del post-berlusconismo, vogliono collocarsi nella costituente popolare in proprio, non con Fini. Il che – aggiunge – dimostra che il loro e' un progetto personale, perche' se vuoi veramente lavorare al Ppe italiano lo si fa tutti insieme a condizione che Berlusconi si ritiri''.
''Se il motivo della fuoriuscita di Ronchi, Urso e Scalia da Fli e' la necessita' di costruire un'area moderata ispirata ai valori e ai programmi del Ppe, e' stata presa la strada sbagliata'', afferma Bocchino. ''Nel Ppe non c'e' traccia dei sentimenti antinazionali della Lega, nessuno permette al governo di fare dei distinguo sulla solidarieta' alla Campania sommersa dalla spazzatura, nessuno dice che i giudici sono un cancro della democrazia''. ''Nel Ppe – prosegue – c'e' la meritocrazia e quindi la Minetti non sarebbe mai stata candidata; c'e' la legalita', mentre ora dovranno difendere Alfonso papa e Marco Milanese a prescindere''.

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