NUORO – Francesca Barracciu, sottosegretario alla Cultura, confonde Sebastiano Satta (poeta) con Salvatore Satta (giurista). Ma il suo addetto stampa, Vassili Casula, si è assunto la responsabilità della gaffe. Fin qui niente di male, può capitare. Fa un po’ specie vedere che è accaduto in occasione delle celebrazioni per i 100 anni dalla morte del poeta. In una occasione, cioè, in cui Sebastiano Satta era il protagonista.
Nel suo intervento alla cerimonia Barracciu ha scambiato Sebastiano con Salvatore Satta, giurista di chiara fama e autore de Il Giorno del Giudizio. Ad assumersi la paternità della “gaffe” è stato subito l’addetto stampa dell’esponente sarda del Pd, Vassili Casula, che in una lettera inviata al sito web de La Nuova Sardegna e confermata all’Ansa, ha spiegato di aver scritto lui l’intervento letto dalla Barracciu al Teatro Eliseo.
Un intervento che aveva provocato imbarazzo generale nella sala gremita. Il sottosegretario ha confuso i nomi e le opere di due suoi illustri conterranei, che di cognome fanno entrambi Satta, chiamando Salvatore il poeta Sebastiano. Tra il brusio generale qualcuno glielo ha fatto notare, lei si è prontamente scusata dicendo che confonde spesso i nomi dei due Satta. Ma poi mentre leggeva gli appunti ha citato il Giorno del Giudizio quale miglior opera del celebrato Satta.
“La gaffe fatta dal sottosegretario oggi a Nuoro – scrive Casula – non è frutto della sua noncuranza ma di esclusiva responsabilità del sottoscritto. Considerata l’impossibilità per il sottosegretario di preparare da se l’intervento, in quanto in missione istituzionale all’estero, sono stato io a prepararlo e a fornirglielo poco prima dell’iniziativa. La similitudine di nomi, provenienza geografica e formazione universitaria tra Salvatore e Sebastiano mi ha indotto all’errore al momento di ricercare sul web un’opera di Satta da citare nell’intervento del sottosegretario Barracciu in occasione del convegno per il centenario dalla scomparsa del poeta sardo. Similitudine che mi ha indotto nell’errore fino a chiamarlo Salvatore”.
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