Giavazzi, la review della spending review: possiamo tagliare 300 milioni. Ma non erano 10 miliardi?

Francesco Giavazzi (LaPresse)

ROMA – Basta una review della spending review e un piano di tagli da 10 miliardi di euro diventa una sforbiciatina da 300 milioni di euro: fra il dire e il tagliare c’è di mezzo il mare, è la lezione politica per il tecnico dei tecnici, il professor Francesco Giavazzi, nominato a fine aprile commissario ad hoc alla spending review dal suo ex preside alla Bocconi Mario Monti.

Giavazzi da anni professa sulle colonne del Corriere della Sera il vangelo liberista di uno Stato ultraleggero, all’americana, che dà poco ma prende poco. Pochi servizi ma poche tasse. L’economista, in editoriali spesso in coppia con Alberto Alesina, parla da sempre di tagli agli sprechi per detassare e rilanciare l’economia.

È successo che, dall’avvento del governo Monti, Giavazzi, ritenendolo ideologicamente affine, lo ha pungolato più volte sulla mancanza di coraggio, sull’eccesso di prudenza che hanno impedito al premier “tecnico” di tradurre in legge quello che per una vita ha insegnato dalla cattedra della Bocconi.

Critica che ricritica, a Giavazzi Monti ha dato l’occasione di passare dalla recensione all’azione. Arrivò la nomina a fine aprile, e suonò un po’ come: “Sei tanto bravo? Allora falla tu, la spending review”.

Giavazzi si mise al lavoro con una squadra ristretta di gente fidata e in due mesi elaborò una relazione: possiamo tagliare 10 miliardi. Un libro dei sogni, secondo lo staff di Monti: “Troppo teorica” la proposta di Giavazzi e esagerata la stima delle cifre. “Ma come? Con quei miliardi possiamo tagliare le tasse sul lavoro, diminuire il debito pubblico, non aumentare più l’Iva…” protestò Giavazzi. La sua relazione finì in prima pagina sul Sole 24 Ore e la polemica uscì dalle stanze di Palazzo Chigi per diventare discussione pubblica.

Un Monti che immaginiamo sempre più infastidito decise di commissariare il commissario, ovvero di creare un nuovo gruppo di lavoro che studiasse lo studio della “squadra Giavazzi”. Nel secondo gruppo fu inserito di nuovo Giavazzi, per non offenderlo. Due mesi dopo, la relazione sulla relazione spiega che i tagli possibili sono 300 milioni e non 10 miliardi.

Il piano Giavazzi originario era impossibile da realizzare perché prevedeva di togliere gli incentivi al trasporto pubblico locale, il che significava lasciare a piedi tutti i pendolari italiani. Voleva tagliare il miliardo destinato all’autotrasporto: l’Italia sarebbe rimasta bloccata dalle proteste dei Tir. E quasi tutti gli altri incentivi che Giavazzi voleva eliminare sono stati individuati, “riverniciati” e blindati da Corrado Passera, ansioso di presentare il suo decreto Sviluppo a costo zero.

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