“Se sono gay e felice lo devo a Silvio Berlusconi, perché mi consente di lavorare per lui”. E’ questa la teoria di Alessandro Cecchi Paone, che tenta di zittire così le voci sull’omofobia del premier (che qualche giorno fa disse: “Meglio apprezzare le belle donne che essere gay”. Il giornalista e conduttore televisivo ha scritto una lettera, pubblicata da Libero (e ripresa da Dagospia), in cui spiega la sua teoria.
Ecco i punti salienti del Cecchi Paone-pensiero: “Per stare bene con se stessi e gli altri non contano proclami e ideologie, militanze politiche e di schieramento. Serve mantenere il lavoro e l’autonomia economica, cioè la libertà di vivere e pensare come si vuole. Berlusconi editore prima e uomo politico poi me l’ha sempre consentito di restare libero e fiero di me, fiero di essere e dirmi omosessuale”.
Quindi Cecchi Paone continua a descrivere il Berlusconi “samaritano”: “Nelle sue aziende ho lavorato per anni senza nascondere mai e a nessuno la mia nuova condizione. Nel suo primo partito ho fatto una campagna elettorale europea incentrata sui diritti delle persone omosessuali con lui al mio fianco nei manifesti e col pieno sostegno della stampa a lui vicina”.
Non solo, “come primo dei non eletti ho da lui ricevuto l’offerta di diventare portavoce di Forza Italia anche per quello che avevo detto di essere diventato. Ho ringraziato ma preferito tornare al mio lavoro di divulgatore storico e scientifico.
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