“Mi hanno copiato e pure male”. Forse è una provocazione, ma fa comunque riflettere l’analisi della politica italiana fatta da Licio Gelli, il “venerabile” della disciolta Loggia P2, in una conversazione che l’Espresso pubblicherà venerdì 18 giugno.
“Gli uomini al governo si sono abbeverati al mio Piano di Rinascita – spiega Gelli – ma l’hanno preso a pezzetti. Io l’ho concepito perché ci fosse un solo responsabile, dalle forze armate fino a quell’inutile Csm. Invece oggi vedo un’applicazione deformata”. Il venerabile, risponde così a chi sostiene che il suo Piano di Rinascita sia la “stella polare del governo”.
Secondo Gelli, nell’esecutivo “Ci sono gli stessi uomini di vent’anni fa e non valgono nulla. Sanno solo insultarsi e non capiscono di economia… Il Parlamento è pieno di massaggiatrici, di attacchini di manifesti e di indagati”.
Del premier, dice: “certamente non condivido ciò che accade per sua volontà. Anche certe questioni private si risolvono in famiglia. Deve essere meno goliardico. Inoltre, non ha molti collaboratori di valore”. Quanto alla Lega, ” per me è un pericolo -dice Gelli-. Sta espropriando la sostanza economica dell’Italia. Le bizzarrie di Umberto Bossi hanno già diviso il Paese. Bisogna dire basta”.
E ancora, “I partiti non esistono più e i leader attuali passano il Rubicone con tre tessere in tasca. Non bisogna riformare solo la giustizia, ma prima di tutto l’economia e la sanità. Il popolo oggi patisce, non arriva al 20 del mese. Qui siamo oltre i margini della rivolta. Siamo alla Bastiglia”. Per concludere: “La democrazia è una brutta malattia, una ruggine che corrode. Guardi quello che accade in Grecia, in Spagna, in Portogallo: anarchia completa”.
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