Il martedi del “Ghe Pensi Mi”: miliardi di carta in manovra

di Mino Fuccillo
Pubblicato il 6 Luglio 2010 - 14:53| Aggiornato il 21 Ottobre 2010 OLTRE 6 MESI FA

Aldo Brancher

Al mattino del martedi del “Ghe Pensi Mi” il signore dei destini del governo almeno un po’ si riposò. Non per la festa della sera prima che era stata modesta e contenuta, celebrata sì, ma a denti stretti. Era stata allestita e consumata il primo giorno del Ghe pensi mi la festa del “Sollievo responsabile”. Insomma il Pdl e la Lega avevano salutato con qualche tartina di dichiarazioni e spumantino di circostanza l’addio al governo di Aldo Brancher, “Ministro all’Imbarazzo”. Era stata una piccola fatica, fatica scenica: vendere come un successo in pubblico quel che tutti loro in privato battezzavano altrimenti: “Uno sputtanamento”. Concetto e termine a suo tempo sdoganato dal premier, quindi passibile di essere usato. Sputtanamento intenso ma breve.

A renderlo almeno breve ci aveva pensato Berlusconi in carne e ossa: il colloquio con Brancher, il ricordo comune di quei giorni lontani in cui Brancher già aveva sofferto stoicamente per la causa: i giorni quando era a San Vittore per aver pagato tangenti al Psi e al Pli. Brancher aveva ammesso, confessato, ma aveva giurato di aver agito e pagato in proprio, con soldi suoi e a vantaggio esclusivo della sua azienda, anche se lavorava in Fininvest. I giorni in cui, Berlusconi lo aveva ricordato, lui e Confalonieri giravano in macchina intorno a San Vittore per fare coraggio a Brancher, i giorni in cui Brancher canticchiava in carcere dietro le labbra chiuse: “Quaranta dì, quaranta no, mi su de chi ne parlen no”. Allora Brancher aveva dimostrato di saper soffrire “con tutta la squadra” come dicono i calciatori. Ancora dunque veniva chiamato a “far spogliatoio”, a levarsi di mezzo dopo che era stato in pratica squalificato dall’arbitro Napolitano.

Ma non era stata questa la vera fatica del primo giorno del Ghe Pensi mi. Il lavoro duro era stato quello con Tremonti. Fatica e lavoro non senza risultati. Confindustria e con essa tutte le aziende italiane avevano ottenuto soddisfazione: contrariamente al previsto nella manovra si potrà continuare a compensare debiti e crediti con il fisco anche in presenza di contenziosi con l’erario. Altrimenti le aziende sarebbero state condannate, complice la lentezza pachidermica della giustizia civile, a pagare a prescindere. Non era giusto e non era tollerabile. Quindi via la norma vessatoria. Fin qui fatica relativa, si poteva comunicare alla Marcegaglia e al paese la buona novella. Fatica più tosta era quella di rendere elastici i numeri come il chewing-um: quella norma cancellata era parte, parte ingiusta ma pur sempre parte, dei miliardi che la manovra mette a bilancio come recupero dell’evasione fiscale. Nel caso specifico due miliardi dei circa sette/otto da recuperare in due anni. La norma spariva ma i due miliardi a bilancio in entrata no. Questo meglio non comunicarlo, qualcuno potrebbe domandare da dove verranno, se verranno.

Proseguiva la fatica del primo giorno: niente tagli alle retribuzioni di chi lavora per la sicurezza del paese. Stesso metodo politico e medesime giustificate motivazioni: non si possono appiedare Carabinieri e Polizia, tanto meno affamarli. Però quella quota parte di minor spesa pubblica che doveva venire da lì restava a bilancio appunto come minor spesa. Minor spesa dove? “Ghe Pensi Mi” anche qui declinava il verbo al futuro: “Ci penseremo”.

Era stata una serata di fatica, il mattino del secondo giorno meritava un po’ di riposo. Turbato da quegli importuni e cocciuti delle Regioni, Comuni e Province. Tutti a bussare alla porta e a chiedere incontro e sconto sui tagli di spesa. Importuni, cocciuti e anche un po’ duri a comprendere: per loro, nella manovra rifatta dal “Ghe Pensi Mi” c’è la possibilità di spalmare i tagli, magari tutti verso la fine del biennio, insomma tra un anno e mezzo, hai visto mai nel frattempo arriva la ripresa? Niente, quelli non sentono, non capiscono. Vogliono sia detto chiaro e forte che l’impegno a non spendere è categorico ma elastico. Ma chiaro e forte non si può dire, hai visto mai sentano in Europa? E così il riposo era turbato e spezzato dai Governatori, sindaci e presidenti e dai farmacisti e dai medici e dagli insegnanti e dagli attori e dagli invalidi. Insomma da tutta quell’Italia di maggioranza, anzi di massa, che non capisce la grande fatica e la attenta strategia di Berlusconi che sta riscrivendo la manovra.

Al pomeriggio del secondo giorno il lavoro e la fatica del Ghe pensi mi riprendevano: si scrive 25 miliardi di minor spesa o di recupero di evasione fiscale. Si scrive, poi si vede. Se a fine anno arriva la ripresa economica i miliardi di carta scritti a bilancio diventano veri e allora tutti i conti tornano, anche quelli politici: si può passare all’incasso, magari al botteghino di elezioni anticipate nel 2011. Se invece la ripresa non fabbrica miliardi, se quelli iscritti a bilancio restano di carta, allora di manovra ne serve un’altra visto che quella in corso il presidente del Consiglio, l’opposizione, i sindacati e l’opinione pubblica giocano di sponda a sgonfiarla. E’ così che pensa, lavora, governa e scommette il signor “Ghe pensi mi”.