Giancarlo Tulliani latitante, Fini “strano ignorasse” gli affari del re delle slot Corallo

Giancarlo Tulliani latitante, Fini "strano ignorasse" gli affari del re delle slot Corallo
Giancarlo Tulliani latitante, Fini “strano ignorasse” gli affari del re delle slot Corallo

ROMA – Giancarlo Tulliani latitante, Fini “strano ignorasse” gli affari del re delle slot Corallo. A Giancarlo Tulliani, fratello di Elisabetta e cognato di Gianfranco Fini, va attribuita una “strategia criminale reiterata”, agevolata da contatti politici e dalla sua capacità di muoversi a livello internazionale che giustifica la detenzione in carcere. Di ciò è convinta la magistratura romana che ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare nell’ambito dell’inchiesta su una presunta attività di riciclaggio riconducibile a Francesco Corallo, il “Re delle slot” detenuto dallo scorso dicembre per un’evasione fiscale da centinaia di milioni di euro.

Il provvedimento di arresto, sollecitato dal procuratore aggiunto Michele Prestipino e dal sostituto Barbara Sargenti, è stato firmato dal gip Simonetta D’Alessandro, ma non è stato eseguito: Tulliani è residente a Dubai e per gli inquirenti romani risulta irreperibile. L’inchiesta è quella che vede coinvolto Fini, d’intesa con Giancarlo e Elisabetta Tulliani, titolari di società offshore, sulla messa a disposizione di conti correnti per ricevere ingenti somme di denaro collegate a Corallo in un meccanismo di operazioni finanziarie svoltesi tra Italia, Olanda, Antille Olandesi, Principato di Monaco e Santa Lucia.

E proprio il rapporto tra Fini e Corallo, secondo l’ipotesi di lavoro della procura, sarebbe alla base del patrimonio dei Tulliani, suocero, cognato e moglie di Fini, di cinque milioni di euro sequestrato il 14 febbraio scorso. Un rapporto maturato apparentemente solo dopo un’importante gara, bandita nel 2002, vinta dalla Rti del “Re delle slot” in materia di giochi, ma che per il gip appare singolare. Il dubbio, è detto nell’ordinanza, verte sul fatto che un segretario di partito, quale era Fini, “ignorasse le vicende di un gruppo”, che avrebbe vinto una gara promossa da un governo del quale faceva parte e alla cui preparazione avevano preso parte avvocati vicini ad An ed a uomini vicini allo stesso ex vicepremier.

La considerazione è legata alla collocazione dell’inizio dei rapporti tra l’ex leader di An ed il “re delle slot” nel 2004, come riferito da Amedeo Laboccetta (una vacanza alle isole Saint Martins, pagate dal primo). Il gip precisa che quella gara fu preparata da avvocati vicini ad An ed a Fini. Solo successivamente sarebbero entrati in ballo i Tulliani, con la costituzione di società off shore da parte di Corallo per la realizzazione di una serie di operazioni immobiliari.

A giustificare la misura cautelare per Tulliani non solo il pericolo di reiterazione di reati, ma anche il suo proposito di non tornare in Italia per “evitare guai giudiziari”. Emblematico, è detto nell’ordinanza, il tentativo, fallito, dell’indagato di trasferire 520 mila euro da un suo conto in Mps ad un altro aperto presso gli Emirati Arabi.

 

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