ROMA – “Sono davanti a un bivio: o sono stato talmente fesso oppure ho mentito volutamente. In cuor mio so qual è la verità e non pretendo di essere creduto ma per me questo è un dramma famigliare”. Parole e musica di Gianfranco Fini che, intervistato dal Fatto Quotidiano, parla dell’ormai famosa casa di Montecarlo tornata alla ribalta dopo l’operazione di ieri della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma.
“Giancarlo Tulliani – riprende Fini – mi disse che l’appartamento non era di proprietà e io dissi che se fosse stata di sua proprietà mi sarei dimesso. Gli ho creduto sì”. E ancora, viene incalzato: da segretario di An ha venduto una casa del partito alla società di sua moglie. Non pensa di dover chiedere scusa? “Se l’avessi saputo – risponde Fini – non l’avrei venduta. Secondo lei è piacevole a 65 ammettere di essere un coglione?“. E infine, quando gli chiedono cosa vorrebbe dire ai vecchi militanti del Msi e di An, Fini conclude: “Che sto soffrendo quanto loro e sono stato un coglione, ma non sono mai stato un corrotto”.