SCANDICCI (FIRENZE) – A giugno di quest’anno Giorgio Napolitano scrisse al suo più stretto collaboratore, Loris D’Ambrosio dicendogli: “Colpiscono lei per colpire me”. D’Ambrosio sarebbe morto di lì a un mese e in quel periodo era sotto i riflettori per presunte intercettazioni con Nicola Mancino con riferimento all’inchiesta sulla trattativa tra Stato e mafia.
”L’affetto e la stima che le ho dimostrato in questi anni restano intangibili – scrisse Napolitano in una lettera datata 19 giugno 2012 e pubblicata ora in un volume di scritti del Capo dello Stato – neppure sfiorati dai tentativi di colpire lei per colpire me”. All’epoca della lettera era appena scoppiato il caso Mancino. ”Le sue condotte sono state ineccepibili – scriveva ancora Napolitano – e assolutamente obiettiva e puntuale è la sua denuncia dei comportamenti perversi e calunniosi – funzionali a un esercizio distorto del proprio ruolo – di quanti, magistrati giornalisti o politici, non esitano a prendere per bersaglio anche lei e me”.
Con questa lettera Napolitano rispondeva a D’Ambrosio che in un incartamento del 18 giugno aveva scritto, tra le altre cose: ”Non ho mai esercitato pressioni o ingerenze che, anche minimamente potessero tendere a favorire il senatore Mancino”.