«Smaschererò i falsi moralisti»: era, stampato in prima pagina su Il Giornale, l’intento di Vittorio Feltri. I “falsi moralisti” che credono di poter fare prediche a Berlusconi sulle sue abitudini sessuali: era questo il bersaglio dichiarato del neo direttore, giunto a quell’incarico con la benedizione di Berlusconi stesso. Il primo che Feltri “smaschera” è Dino Boffo, direttore de L’Avvenire, quotidiano dei vescovi italiani. E lo “smascheramento” avviene con brutalità: «Non ha le carte in regola, è il bue che dà del cornuto all’asino», infatti Boffo viene accusato da Feltri di aver patteggiato per evitare il carcere quando minacciò una donna con il cui marito Boffo aveva «una relazione omosessuale».
Dagli amici mi guardi Dio… L’effetto della difesa di Berlusconi da parte di Feltri è disastroso, per Berlusconi. I vescovi italiani ribadiscono ufficialmente la fiducia umana e professionale in Boffo. Lo stesso Boffo replica: «Barbarie… killeraggio giornalistico allestito a tavolino… Si sono ben guardati dal sentirmi, avrei smontato questa vicenda inverosimile». Ma tutto questo è niente: il colpo di boomerang arriva con l’annullamento della cena già fissata a L’Aquila con seduti alla stessa tavola Berlusconi e il segretario di Stato vaticano Bertone. Era stata costruita, concordata e presentata al paese come la cena della “perdonanza”, la rappresentazione plastica e indiscutibile dell’intesa umana, politica e culturale tra il premier e la Chiesa cattolica. Tutto cancellato, per manifesta “impraticabilità” del campo.
Viene allestita una versione ufficiale: sarebbe stato Berlusconi a rinunciare alla cena che pure aveva fortemente voluto per evitare «strumentalizzazioni» dopo l’attcco di Feltri a Boffo. Gianni Letta viene pregato di andare lui a L’Aquila, un Gianni Letta imbarazzato e riluttante. Perchè non è stato Berlusconi a rinunciare, è stata la Chiesa italiana a pronunciare oggi il suo “Non possumus”.
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