Il Giornale: “Grillo come Giannino, il suo manifesto non è scritto da Stiglitz”

ROMA – Beppe Grillo come Oscar Giannino? A insinuare il dubbio è il Giornale che in un articolo, a firma di Francesco Maria Del Vigo, nega che il manifesto economico del Movimento 5 Stelle sia stato scritto dal premio Nobel, Joseph Stiglitz. L’asso nella manica che Grillo si era giocato lo scorso 21 febbraio in un’intervista all’emittente statunitense Class Cnbc, rischia ora di trasformarsi in un boomerang.

La smentita, secondo il Giornale, starebbe in uno scambio di mail che la redazione ha avuto con la moglie dell’economista, Anya Stiglitz, anche lei docente presso la Columbia University. Alla domanda se e come il premio Nobel si sia prestato alla stesura del programma a cinque stelle, la moglie risponde: ” Tutte le dichiarazioni e i discorsi sono online. Consultando le registrazioni pubbliche si può vedere se (mio marito, ndr) ha mai sponsorizzato il Movimento 5 Stelle”. E aggiunge: “Non so nemmeno cosa sia. Dubito che mio marito l’abbia mai nominato“.

Una ricerca su Google, quelli del Giornale l’hanno fatta: navigando, hanno scoperto che esiste persino una lettera di Stiglitz a Grillo, datata 2009, in cui l’economista augura buona fortuna per le allora nascenti liste civiche grilline. Sempre sul sito di Grillo, a margine di un’intervista a Stiglitz del 2007 è pubblicato un altro carteggio tra il professore e il comico. I due si conoscono, ammette il Giornale, ma non si parla mai di alcuna collaborazione. Questa la conclusione a cui giunge il Giornale:

Probabilmente, Grillo si è ispirato alle teorie del professore americano che, in molti punti, combaciano con quelle dei Cinque stelle. […] Ma andare in libreria e comprare un testo di Stiglitz, o scaricarlo da internet, non equivale a dire “ha fatto il nostro programma economico”.

Joseph Eugene Stiglitz, 70 anni, è docente presso la Graduate School of Business della Columbia University. Ha lavorato come presidente dei consiglieri economici nell’amministrazione Clinton e chief economist della Banca Mondiale. Nel 2001 il suo contributo alla teoria sulle asimmetrie informative del mercato, gli è valsa il premio Nobel per l’economia. Nel 2011 ha sposato le tesi del movimento Occupy Wall Street: la borsa spartisce le perdite e privatizza i guadagni.

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