ROMA – La presidente della Camera, Laura Boldrini, è stata denunciata per “discriminazione e vilipendio della Costituzione”. Ne dà notizia il Giornale, che spiega che la denuncia è stata presentata lo scorso 30 giugno da Davide Fabbri, rappresentante del “Movimento lavoro e rispetto”.
Scrive Fabbri, secondo quanto riporta Fabrizio De Feo sul Giornale:
“Ho sentito il presidente della Camera alla domanda di un giornalista che le chiedeva: Con quale criterio saranno assegnate le case popolari? rispondere: Saranno date prima ai rom e agli extracomunitari con figli a carico”.
Fabbri si è sentito discriminato perché per due volte è stato privato del diritto ad una casa popolare nel Comune di residenza, scrive De Feo. Secondo lui, con questa decisione la presidente della Camera
decide di appropriarsi arbitrariamente di un bene nato dal risparmio dei cittadini italiani tutelato dall‘articolo 47 della Costituzione. Insomma, il sentimento, fa capire Fabbri è quello di sentirsi sempre più ospiti a casa propria.
Al di là della denuncia di Fabbri, Boldrini sembra andare avanti per la strada intrapresa. Lunedì 15 luglio, scrive il Giornale, Boldrini
è tornata a sostenere che “è sufficiente osservare la realtà italiana, quel meticciato per dirla come il ministro Cecile Kyenge, per rendersi conto che occorre valutare una nuova legge sulla cittadinanza”. E pochi giorni fa aveva detto che “l’immigrazione non va gestita con logiche di difesa. Costituisce un pericoloso anacronismo che una legge sulla cittadinanza non prenda atto che in Italia vivono quattro milioni di immigrati ai quali sono preclusi diritti civili. Ciò crea animosità. Gli allarmismi e la sindrome d’assedio danneggiano la coesione sociale. C’è un vittimismo non giustificato dai numeri. Non sono clandestini, sono rifugiati. L’emergenza clandestini non esiste. È solo un’invenzione”.
De Feo cita il Rapporto annuale su immigrati e occupazione secondo cui nel 2012 i cittadini stranieri disoccupati hanno raggiunto quota 385mila unità, con un aumento del 19,2% rispetto al 2011 per la componente Ue e del 25,4% per quella extra Ue.
“Considerando l’ultimo triennio dal 2010 al 2012, il numero delle persone in cerca di lavoro di cittadinanza Ue è cresciuto di oltre 35 mila unità, mentre tra le forze di lavoro di cittadinanza extra Ue l’aumento è superiore alle 72 mila persone”. Un fenomeno che nella prospettiva della lunga fase di crisi “assume caratteri decisamente allarmanti”.
I commenti sono chiusi.