Giornali, Tremonti penalizza Berlusconi: approvato il decreto che taglia le tariffe postali agevolate

Giulio Tremonti e Silvio Berlusconi

In sordina è stato approvato un decreto, pubblicato oggi, 1 aprile, sulla Gazzetta Ufficiale, che taglia le agevolazioni concesse ai quotidiani e periodici per le spese di spedizione postale agli abbonati. Il blitz di Giulio Tremonti sconfessa la linea del portavoce del premier Paolo Bonaiuti, che finora aveva rappresentato al Governo gli interessi dell’editoria.

Il provvedimento, ironia della sorte, penalizza anche Berlusconi stesso, questa volta nella sua veste di editore. Il taglio delle agevolazioni, sorta di sovvenzione statale indiretta ai giornali, è stata ovviamente mal digerita dalle associazioni di categoria, Fieg in testa.

Ma anche un quotidiano di solito sobrio nelle sue argomentazioni come il Sole 24 Ore, questa volta si vede costretto ad alzare i toni. “Rigor mortis” per i giornali è il caustico commento. La misura viene soppesata in relazione alla libertà di stampa, minacciata in maniera pesante.

La Federazione degli editori (Fieg) fa sapere che la sospensione delle tariffe agevolate «avrebbe l’insostenibile effetto di far gravare sugli editori un nuovo onere» e per di più «di farlo retroattivamente, e cioè imponendo la tariffa piena anche agli abbonamenti in corso, retti da condizioni non più negoziabili. Sarebbe un pesantissimo aggravio di costi per i già difficili bilanci delle imprese che si avvalgono del servizio postale»

La Fieg esprime quindi “preoccupazione” e “assoluta contrarietà a tale misura”, chiedendo “un ripensamento quanto meno su tempi e modi”. La Fieg sottolinea infatti che non è stata ancora attuata la disposizione di legge che impone a Poste – in assenza di concorrenza – un tetto alla compensazione per gli abbonamenti postali, commisurato al prezzo praticato al miglior cliente di servizi analoghi.

Per questo la Federazione chiede un intervento che, “in un ragionevole arco temporale, preveda una progressiva riduzione della misura dell’agevolazione medesima, fino al raggiungimento di un livello sostenibile per lo Stato e gli editori”. “Alla fine del processo di razionalizzazione e contenimento – conclude la Fieg – le risorse pubbliche potrebbero essere mantenute allo stesso settore editoriale e gestite in un sistema che premi la diversità e competizione dei canali distributivi”.

La Federazione si dice “pronta a un confronto immediato” che possa condurre alla riduzione degli oneri per lo Stato – attraverso la limitazione del campo di applicazione soggettivo ed oggettivo della tariffa agevolata spesso applicata a soggetti che non hanno nulla a che fare con l’editoria –  e all’apertura al mercato dei servizi di recapito dei giornali in abbonamento.

Critiche arrivano anche dall’Uspi, l’Unione stampa periodica italiana. In una lettera ai sottosegretari alla presidenza del Consiglio Gianni Letta e Paolo Bonaiuti, il Segretario Generale dell’Uspi, Francesco Saverio Vetere, esprime “tutto il disappunto dell’Uspi per il decreto del ministro dello Sviluppo Economico del 30 marzo 2010 che sospende le agevolazioni postali per l’editoria”.

Per Vetere, si tratta di “un fatto di inaudita gravità e potenzialmente idoneo a decimare concretamente un settore già in grave crisi come quello dell’editoria medio-piccola. Le agevolazioni postali sono previste da decenni da leggi che ne fissano i criteri di applicazione e demandano ai decreti ministeriali esclusivamente la misura delle tariffe e delle conseguenti agevolazioni. I decreti, quindi non hanno altra funzione che quella di eseguire concretamente la volontà del Parlamento. Disporre con decreto la sospensione delle agevolazioni significa ottenere un risultato che solo la volontà espressa dal Parlamento avrebbe potuto ottenere: la fine di questa forma di sostegno all’editoria”.

L’Uspi si augura che “in tempi brevissimi venga abrogato questo decreto e si torni alle agevolazioni postali. Non è possibile che gli editori che hanno già venduto gli abbonamenti annuali da mesi si trovino da un giorno all’altro, e senza preavviso, nella condizione di dover fronteggiare un aumento del 120% delle tariffe”.

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