Un giudice dà ragione a Di Pietro: “L’eletto che cambia casacca paga gli alimenti al partito”

Antonio Di Pietro

ROMA -Un giudice ha sentenziato: hai tradito e devi pagare l’assegno. Alla moglie, al marito? No, al partito. Se sei stato eletto e poi cambi partito, allora devi, almeno in un caso, pagare. Nel caso il partito ti abbia fatto firmare un “contratto prematrimoniale” che prevede e contempla la multa per tradimento, quello che i ricchi fanno quando si sposano. E quale partito italiano poteva avere questa idea, a chi poteva venire in mente se non al partito che ha come leader un esperto ex magistrato? Si è scoperto che Di Pietro ha imparato a chiedere ai suoi candidati la “carta fedeltà” e, in caso di tradimento, il relativo assegno riparatore, quello degli “alimenti” al partito.

La  pratica di molti uomini politici di cambiare schieramento dopo essere stati eletti deve essere sradicata. Un punto, forse l’unico, su cui si trovano d’accordo quasi tutte le forze politiche e, Antonio Di Pietro, ha trovato, a suo modo, una soluzione: il contratto pre elettorale, tremino i Razzi e gli Scilipoti di tutti gli schieramenti. Grazie a questo “contratto” il Tribunale di Roma ha condannato Giacomo Olivieri, consigliere regionale pugliese eletto nella fila dell’Idv, a pagare 25mila euro per aver abbandonato il suo gruppo parlamentare. Lo spauracchio del ribaltone ha sempre agitato tutti gli schieramenti politici, da Berlusconi che ha sempre appoggiato qualsiasi “regolamento” anti ribaltone, salvo poi chiudere un occhio e anche due quando era a lui che servivano uomini, sino ad Antonio Di Pietro. Tanto era preoccupato da questa “abitudine” il segretario dell’Italia dei Valori, forse memore del caso De Gregorio, forse dubitando di qualcuno dei suoi, leggi Razzi e Scilipoti, da inventarsi un contratto pre elettorale fatto sottoscrivere ai suoi candidati alle ultime elezioni regionali.

Cambiare idea, scontrarsi con i propri compagni di partito per difendere i propri valori e ideali, o cambiare casacca per bassi fini personali, queste le due vie per cui un politico si trova a cambiare schieramento. Singolare notare come i partiti politici temano e vedano quasi esclusivamente la seconda opzione parlando di loro stessi, questo dovrebbe dirla lunga sullo stato della nostra classe dirigente. Come che sia, Di Pietro si è voluto tutelare e, appena è stato tradito, è andato in Tribunale. E il giudice gli ha dato ragione. L’Idv aveva fatto sottoscrivere a tutti i suoi candidati per le regionali un accordo che li impegnava a versare, se eletti, 1500 euro al mese nelle casse del partito. Ma gli euro sarebbero aumentati se il candidato/eletto avesse cambiato gruppo parlamentare, da 1500 a 3500. E non è tutto perché l’accordo tra l’ex pm e i suoi candidati prevedeva anche una penale di ben 100.000 euro in caso di inadempienze. Tutti hanno firmato, qualcuno ha protestato blandamente come la candidata ligure Carmen Patrizia Muratore che aveva definito l’accordo “una simpatica estorsione”, e poi non se ne è più parlato. Almeno fino a quando Giacomo Olivieri, tre mesi dopo essere stato eletto, non ha deciso di lasciare l’Idv per un altro gruppo parlamentare. Per non sbagliarsi Olivieri non aveva onorato l’accordo col suo partito nemmeno durante la sua permanenza all’interno dell’Idv, il Tribunale ha infatti emesso un decreto ingiuntivo nei suoi confronti per 25.500 euro, 4500 di contributi non versati relativi ai tre mesi trascorsi con Di Pietro, e 21.000 per i sei mesi da “traditore”. Ovviamente Olivieri ha già detto che non pagherà, che l’accordo parlava di rimborsi per spese effettuate in campagna elettorale e ha annunciato che farà ricorso ma, almeno sinora, il giudice ha riconosciuto come valido l’accordo pre elettorale. Così, dopo gli avvocati matrimonialisti, si potrà avere una nuova specializzazione per gli avvocati, i “ribaltonisti”. Chissà se un futuro accordo pre elettorale potrà essere integrato anche con norme che contemplino la separazione consensuale e la tutela dei segretari e portaborse, in fondo anche loro de”tengono famiglia e devono pagare i mutui”. In ogni caso, Razzi e Scilipoti, per ora rimangono single e felici.

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