Sondaggio. Il 73%: il giudice che sbaglia deve pagare. Certo che è giusto, anzi sbagliato

ROMA-Il giudice che sbaglia deve pagare. Certo che è giusto, anzi sbagliato. Con la prima frase “il giudice che sbaglia deve pagare” è d’accordo il 73 per cento degli italiani. Il conteggio lo ha fornito Silvio Berlusconi il cui governo e la cui maggioranza stanno predisponendo apposita legge. Conteggio e percentuale di cui non c’è motivo di dubitare. “Deve pagare”: tutti o quasi d’accordo. Ma “quando” sbaglia? La legge che c’è prevede già che il giudice che commette reati durante le sue funzioni di magistrato “paghi”. Viene denunciato, va sotto processo, eventualmente in galera. Se commette reato il giudice è per la legge già oggi un cittadino come gli altri. Ad esempio quando si fa corrompere e si fa pagare una sentenza favorevole a qualcuno che lo paga. In altri tempi quelli che oggi vogliono che il giudice “paghi” sostennero che un simile reato era indimostrabile, ma erano altri tempi…

Dunque, se c’è reato, il giudice paga. Già oggi, come è giusto e ovvio. Ma se non commette reato però “sbaglia” sentenza o provvedimento giudiziario? Deve “pagare” lo stesso e di tasca sua dicono oggi il governo e la maggioranza. Di tasca sua e non di tasca dello Stato, come fanno i medici. Paragone felice di propaganda quello con i medici, paragone infelice nella realtà. Il medico “sbaglia”, se sbaglia, quando il paziente riceve danno dal suo operato. Quando il medico guarisce e cura nessuno si sogna di dire che ha “sbagliato” perché non ha inferto danno a nessuno. Ma il giudice chiamato a giudicare tra accusa e difesa, tra imputato e parte lesa, tra due entità sempre contrapposte, sempre per forza di cose infligge “danno” ad una delle due. Sta lì apposta il giudice, è stata inventata apposta la giustizia per dire chi ha torto e chi ha ragione. Se una sentenza avversa è “danno” contro cui rivalersi anche se non c’è stato da parte del giudice reato, allora ogni sentenza è danno. Ed ogni perdente in ogni causa chiederà che il giudice “paghi”, in  soldoni e di tasca sua. Per questo nelle legislazioni, e anche in quella italiana, alcune funzioni sono escluse dal dover risarcire danno di tasca propria, per sdalvaguardare e rendere possibile la “funzione”. I lavoratori della scuola se arrecano danno…paga lo Stato. E non perché professori e presidi siano privilegiati, ma perchè se esposti alla denuncia dei genitori finirebbero per promuovere tutti e fine della scuola. E gli stessi politici, se arrecano danno civile e pecuniario, sono coperti dallo Stato, altrimenti diventano ricattabili.

Cosa farebbe un giudice, qualunque giudice chiamato a decidere tra due parti in causa sapendo che se “sbaglia” senza dolo o reato poi paga di tasca sua? Quel giudice scruterebbe le parti: c’è un costruttore che ha tirato sù palazzo abusivo, ha reddito e può permettersi avvocati. E ci sono parti lese che sono ex inquilini senza arte nè parte. Il giudice sa che se condanna il costruttore, questi farà di tutto per dimostrare che ha avuto “danno” e che potrebbe riuscirci, l’altra parte molto meno. Il giudice si darà una “regolata”. E anche se non facesse così, farebbe come il medico che fa “medicina difensiva”, quello che prescrive mille analisi e cento radiografie per evitare guai e stare coperto. Ci sarebbe “giustizia difensiva” e fuga dall’assumersi responsabilità diretta per ogni minima decisione. Proprio come fanno i cattivi burocrati in ogni ufficio. Dunque che il giudice che “sbaglia” debba pagare è giusto. Se imbroglia o commette reato. Ma questa è già legge. Se arreca danno senza volere e senza dolo a pagare per lui deve essere lo Stato, altrimenti lui non giudica più o giudica a vantaggio del più forte. Il giudice che sbaglia deve pagare: certo che è giusto…anzi sbagliato.

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