ROMA – ”Che Berlusconi stia per cedere il passo ormai è una cosa acclarata. Si tratta di ore, qualcuno dice perfino di minuti”. Lo scrive Giuliano Ferrara nell’edizione on line del Foglio: quando l’editoriale compare in rete sono da poco passate le 11:30.
Mezz’ora dopo, la Borsa di Milano, che aveva aperto negativa rimanendo per tutta la mattina sotto la parità, balza all’improvviso in avanti. Alle 12:20 l’indice Ftse Mib segna un netto +3%. Non solo: lo spread, che aveva sfondato quota 490 avvicinando minacciosamente la quota di non ritorno del 7%, balza improvvisamente indietro fino a quota 472.
I mercati, insomma, più che “sperarci”, sulle dimissioni sembrano “scommetterci” e la conferma arriva subito dopo.
Poco prima delle 13, infatti, arriva la smentita di Silvio Berlusconi: ”Le voci di mie dimissioni sono destituite di fondamento e non capisco come siano circolate”. Passano pochi minuti e, reagisce, non benissimo, anche la Borsa. Dal 3% la crescita si dimezza in mezz’ora e lo spread risale sopra quota 480 per poi sfondare alle 17,30 quota 487.
Attorno alle 13:3o è lo stesso Ferrara a correggere in parte il tiro: “Ho raccolto solo voci e tratto delle conclusioni. Berlusconi si presenta alle Camere, chiede la fiducia per varare la legge di stabilità e il maxiemendamento, annuncia che si dimetterà un minuto dopo e che chiede le elezioni a gennaio”. Dalle Borse, dopo le nuove parole di Ferrara, nessun segnale. Certo la confusione non aiuta.
Poco prima delle 14 è il sito del quotidiano “Libero” ad annunciare: “Berlusconi non si dimette, ci abbiamo parlato al telefono”. “Domani – ha detto Berlusconi – si vota il rendiconto alla Camera, quindi porro’ la fiducia sulla lettera presentata a Ue e Bce. Voglio vedere in faccia chi prova a tradirmi. Non capisco come siano circolate le voci delle mie dimissioni, sono destituite di ogni fondamento”.
Dimissioni o meno rimane il fatto di un presidente del Consiglio solo e messo sotto pressione sia dal suo partito sia dai mercati. Mentre Ferrara lo dava per imminente dimissionario Berlusconi non era neppure a Roma, era a casa, ad Arcore, circondato dai familiari e dai collaboratori più stretti. Forse per la prima volta davvero indeciso sul da farsi. Lo scenario è minaccioso: i deputati del Pdl lasciano uno dopo l’altro, dai giornali “amici” arrivano messaggi sulle dimissioni e i mercati “brindano” non appena sembra che Berlusconi stia per farsi da parte e si raffreddano appena capiscono che c’è ancora da aspettare.
L’editoriale di Ferrara. Secondo Ferrara, però, il “punto” non so no le dimissioni di Berlusconi. “Quello – secondo il direttore del Foglio – è un fatto, il grande fatto di questa legislatura”.
“Il punto vero – dice Ferrara – è per che cosa dimettersi, che cosa fare di sé, che cosa fare di tutti questi anni e quale è la vera posta in gioco: la capacita’ di dirigere il paese, di guidarlo, le regole adatte a un sistema maggioritario in cui il popolo sceglie chi governa, esprime un mandato su un programma”.
”Questa e’ la posta in gioco. Qualunque soluzione mascherata di emergenza che non siano le elezioni subito e’ inutile” aggiunge Ferrara.
Incoraggiato dalla famiglia a continuare? Berlusconi, in queste ore, è però ad Arcore. Secondo l’Ansa che cita “fonti della maggioranza” si sarebbe riunito con i figli e con Fedele Confalonieri proprio per discutere delle possibili dimissioni. Secondo il vicedirettore di Libero Franco Bechis, dopo il pranzo, Berlusconi avrebbe deciso di continuare, sfidando il suo partito e chiedendo la fiducia sulla lettera alla Bce.
Solo pochi minuti prima, su Twitter, sempre Bechis ipotizzava uno scenario per il dopo-Berlusconi. Sarebbe pronto Gianni Letta che, in questi minuti, secondo quanto detto al giornalista da Giustina Destro (appena uscita dal Pdl), avrebbe incassato già il sì di Pierferdinando Casini.