“Andreotti dormiva sulla poltrona imbottito di psicofarmaci”: il figlio racconta

Pubblicato il 29 Maggio 2013 - 14:19| Aggiornato il 18 Aprile 2020 OLTRE 6 MESI FA
Giulio Andreotti

Giulio Andreotti (foto LaPresse)

ROMA – Addormentato sulla poltrona e imbottito di psicofarmaci. Così, Stefano Andreotti, figlio del senatore a vita morto un mese fa, rompe il silenzio e in una lunga intervista a Vanity Fair ricorda la vita del padre, la sofferenza per il caso Moro e per le accuse di mafia.

La ferita aperta è proprio quella dei processi per mafia. Processi che Andreotti affrontò con apparente distacco. La realtà raccontata dal figlio è ben diversa:

Soffrì moltissimo. Lo trovavo il sabato mattina sulla poltrona a dormire – lui che non dormiva mai – imbottito di psicofarmaci per stare tranquillo. La fede l’ha aiutato: diceva che era una prova da superare per quello che aveva avuto, doveva scontare qualche peccato.

Discorso simile per la vicenda del sequestro Moro. Anche qui il ricordo del figlio di Andreotti è doloroso:

Tra mio padre e Moro potevano esserci state divergenze, ma i rapporti erano stati ottimi. Appena si seppe che Moro era stato sequestrato, chiamai papà: era sconvolto. Chi arrivò a ipotizzare che dietro quel rapimento ci potesse essere Andreotti non sa di che cosa parla. A noi figli, papà disse chiaramente che al posto di Moro ci poteva essere lui. Secondo lui, avevano scelto Moro solo perché abitava in Via Fani, una posizione che garantiva una via di fuga più agevole.

Poi c’è l’Andreotti familiare. Una vita con la riservatissima moglie senza neppure una lite. Neanche quando Andreotti fu fotografato con Anna Magnani.

Non ho mai sentito tra loro mezzo litigio. Anche quando uscì quella sua foto a braccetto con Anna Magnani, e ci furono alcune insinuazioni, la considerammo un’invenzione dei giornali. Del resto, papà era sottosegretario di De Gasperi con la delega sul cinema. Parlo di quando il cinema italiano ancora si poteva definire tale. Non come oggi, e mi riferisco a qualcosa che ha riguardato mio padre

Il “divo” Andreotti, invece, non apprezzò il “divo” del cinema. Il film che proprio della sua vita politica parlava:

Quel film parte da un’idea preconcetta. Perfino papà, che non era mai diretto, dopo la proiezione disse che era stata “una vera mascalzonata”.