Giustizia, Pd e Idv all’attacco: “Riforma della Carta non è l’urgenza”

Pubblicato il 11 Marzo 2011 - 13:55 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Dopo l’approvazione della riforma della giustizia da parte del Consiglio dei ministri, continua la battaglia dell’opposizione contro quello che Bersani definisce “un sasso lanciato nel vuoto”. Pd e Idv manifestano apertamente la loro contrarietà alla riforma, mentre il Terzo Polo, pur non escludendo l’eventualità del dialogo, manifesta pesanti dubbi.

Bersani, chiude a una riforma “che non condividiamo”, poi si dice pronto a discutere “di giustizia per i cittadini”. Vale a dire del “funzionamento della ‘macchina’, della giustizia civile che è un disastro, dell’organizzazione delle sedi, delll’informatizzazione, del codice penale da semplificare e della lunghezza dei processi per i cittadini”. “L’urgenza degli italiani – conclude Bersani – non è la riforma costituzionale, ma il servizio giustizia che non funziona”.

Il no0 di Di Pietro è secco. “La riforma è tutto fumo e niente arrosto e non andrà mai in porto, perchè attenta i diritti costituzionali e stravolge la nostra Carta”. “Il governo – dice l’ex pm – vorrebbe stabilire su quali reati i giudici devono intervenire e vorrebbe far decidere al Parlamento su quali indagare e quali no. Per approvarla ci vogliono i due terzi dei parlamentari e noi dell’Italia dei Valori certamente non ne faremo parte. Perciò, bisogna che questa riforma passi per il referendum popolare che non è soggetto allo sbarramento del quorum. E sono convinto che nessun cittadino di buon senso e con la testa sulle spalle vorrà mai uno stravolgimento del genere”.

Il Terzo Polo non chiude alla discussione, ma il capogruppo di Fli Italo Bocchino esprime “tanti dubbi” sul testo Alfano. “Futuro e libertà – scrive Bocchino sul suo sito web – ha il dovere di dialogare, ma il dialogo deve essere nel merito e deve avvenire nella sede propria, in Parlamento, e richiede responsabilità all’opposizione e ancor più alla maggioranza, che nelle more dell’iter della riforma costituzionale deve assicurare uno stop deciso a ogni altro provvedimento sulla giustizia, tanto più a norme ad personam o punitive verso i magistrati”. In più, secondo l’esponente finiano, “l’esordio di Berlusconi sul tema è stato disastroso, avendo detto che con questa riforma non ci sarebbe stata “mani pulite” e che i pm dovranno andare in tribunale con il cappello in mano”.