Giustizia, Schifani e Mancino: “Abbassare i toni”. Alfano: “Basta pm ‘cinematografici'”

«Non entro nel merito di un provvedimento all’esame del Senato – afferma Schifani – ma il clima è teso, lo scontro accentuato, rivolgo un appello alle parti in causa ad abbassare i toni, la conflittualità e ad assumere atteggiamenti responsabili per fare proposte costruttive».

«Dobbiamo tenere basso il livello dello scontro: eliminarlo è auspicabile, ma non sempre è possibile». Nicola Mancino, parlando alla platea formata da 230 capi degli uffici requirenti italiani, lancia il suo auspicio dopo le polemiche degli ultimi giorni sul tema giustizia, proprio mentre il testo di riforma approda in Senato. «C’è bisogno di dialogo – afferma il vicepresidente del Csm (Consiglio superiore della magistratura) – qualcuno parla di confronto: perché si abbia c’è bisogno che qualcuno possa parlare e qualcuno ascolti. Il confronto – osserva il numero due di Palazzo dei Marescialli, alla presenza del guardasigilli Alfano – c’è solo se vi sono proposte precise».

Quasi contemporaneamente interviene anche Renato Schifani. Il presidente del Senato rilancia l’appello di Mancino: «Non entro nel merito di un provvedimento all’esame del Senato – afferma Schifani – ma il clima è teso, lo scontro accentuato. Rivolgo un appello alle parti in causa ad abbassare i toni, la conflittualità e ad assumere atteggiamenti responsabili per fare proposte costruttive».

Questo perché, ha aggiunto il presidente del Senato, «toccare la giustizia significa toccare gli interessi dei cittadini, la loro sensibilità e il loro diritto ad aspirare ad una giustizia serena e pacata che non litiga al proprio interno ed esamina gli elementi di colpevolezza dei cittadini in un clima tranquillo e in un aula dove vi sia effettiva parità tra accusa e difesa».

Alfano, dal canto suo, torna a parlare delle cifre fornite dall’Associazione nazionale magistrati sul possibile impatto del ddl sul processo breve. «Sicuramente c’è stato un cortocircuito comunicativo a giustificare percentuali così elevate» afferma il Guardasigilli. Alfano sottolinea come «vi sia una plateale difformità di analisi dei numeri», e che quella fornita dal sindacato delle toghe sia «una cifra iperbolica e infondata». «Non credo davvero che la Anm – aggiunge il ministro – abbia potuto dire queste cose in questi termini, cioè che si prescrivono su 3 milioni 300 mila procedimenti pendenti, circa la metà, ossia 1 milione 700 mila».

«I vari presidenti della Repubblica, da Pertini in poi, hanno sempre richiamato l’obbligo della magistratura non solo a essere imparziale ma anche a non apparire parziale. Per questo i procuratori capo dovrebbero contenere le attitudini cinematografiche di alcuni sostituti e se non lo fanno vuol dire che non hanno l’attitudine a dirigere il loro ufficio», ha concluso Alfano.

Gestione cookie