Giustizia, spunta la “prescrizione breve” per gli over 65. Berlusconi: “Non ne so nulla, credetemi”

Berlusconi in tribunale

ROMA – La riforma della Giustizia messa a punto dal Guardasigilli Angelino Alfano sarà esaminata dal Consiglio dei ministri del prossimo 10 marzo. Il tutto mentre, in casa Pdl, si apre un piccolo giallo sul tema della prescrizione breve.

La decisione di fissare una data per far vedere la luce alla riforma tanto annunciata sarebbe stata presa dopo il confronto dei giorni scorsi tra i tecnici di Via Arenula e quelli della Lega e del Pdl. Un’intesa di massima sembra sia stata raggiunta sul testo e sul suo articolato.

Ma, mentre sta per delinearsi un approdo per norme ritenute fondamentali dalla maggioranza come quella che impone la separazione delle carriere per i magistrati o come quella che divide in due il Csm, tra i berlusconiani si registra un dissenso sulla linea difensivo-giudiziaria imposta dal legale del premier e presidente della Consulta Giustizia, Niccolò Ghedini.

Sono molti i ‘tecnici’ del partito che non condividerebbero più da tempo la sua strategia legislativa. E così, in entrambi i rami del Parlamento, si sarebbe deciso di presentare proposte di legge ‘autonome’, senza cioe’ ‘l’imprimatur’ ufficiale del Consigliere giuridico del Cavaliere.

La cosa, ovviamente, risulterebbe poco gradita ai piani alti del partito. Ma le voci in dissenso non si placano. Un ultimo esempio di questa tensione interna, si spiega in ambienti parlamentari della maggioranza, sembra si possa leggere nella proposta di legge annunciata a Montecitorio dal deputato del Pdl ed ex sottosegretario alla Giustizia, Luigi Vitali.

Nel provvedimento, di cui l’Ansa afferma di poter anticipare il testo non ancora pubblicato ufficialmente, non solo si ripropongono alcuni temi da sempre cari al centrodestra come tempi processuali molto più lunghi per la difesa e introduzione del legittimo sospetto tra i casi di rimessione del processo, ma si propone un modo per tagliare drasticamente i tempi della prescrizione per gli incensurati e gli ultrasessantacinquenni.

Una misura che l’opposizione ha definito subito come ”fatta apposta per le esigenze del premier”. Riproponendo il meccanismo delle attenuanti che avrebbero dovuto prendere obbligatoriamente il sopravvento sulle aggravanti, di fatto per gli incensurati e coloro che hanno compiuto i 65 anni, la pena sarebbe stata ridotta e la prescrizione si sarebbe rivelata brevissima.

Ma il provvedimento, si è commentato subito nel centrodestra, non avrebbe fatto parte delle ‘mosse’ concordate a livello ‘ufficiale’. E lo stesso Berlusconi, a caldo, sbotta: “Mi dovete credere, non ne so nulla”. Così, nel giro di qualche ora, Vitali ha precisato che la norma si sarebbe dovuta ‘riscrivere’, mentre Ghedini ne ha chiesto, stavolta si’ ufficialmente, direttamente il ritiro.

La prescrizione breve che si intenderebbe presentare formalmente, invece, dovrebbe cominciare il suo iter (pare) al Senato o con un provvedimento ad hoc. O, addirittura, secondo altre indiscrezioni, potrebbe essere inserita con un emendamento forse anche nel testo sul processo breve.

Intanto, il governo si concentra sulla riforma della giustizia voluta da Alfano. Anche se per ora sembra si continui a parlare solo di bozze e di ‘enunciazioni di principi’. Le cose certe le spiega direttamente il ministro: non ci sarà alcun intervento sulla Corte Costituzionale o su eventuali maggioranze qualificate cui aveva fatto riferimento lo stesso Berlusconi per dichiarare l’illegittimità della legge.

Sì invece all’Alta Corte di disciplina come organo esterno al Csm con più laici che togati e sì (sembra) al principio di responsabilità dei magistrati inserito in Costituzione. Per tutto il resto meglio attendere il Cdm del 10 marzo dal quale dovrebbe uscire finalmente il testo definitivo.

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