Governo, c'è aria di crisi. Conte va da Mattarella, un "avviso" a Renzi Governo, c'è aria di crisi. Conte va da Mattarella, un "avviso" a Renzi

Governo, c’è aria di crisi. Conte va da Mattarella, un avviso a Renzi

Governo, c'è aria di crisi. Conte va da Mattarella, un "avviso" a Renzi
Governo, c’è aria di crisi. Conte va da Mattarella, un “avviso” a Renzi Foto Ansa)

ROMA – C’è aria di crisi nel Governo. E così il presidente del Consiglio Giuseppe Conte è salito sabato mattina al Quirinale per un colloquio con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Il presidente del Consiglio avrebbe riferito al capo dello Stato le ultime novità di politica interna e le vicende internazionali aperte, prima fra tutte il coronavirus. In particolare, sul fronte interno, dopo le polemiche sullo stop alla prescrizione e fibrillazioni nella maggioranza dovute alle continue minacce di Matteo Renzi di mettere in crisi il governo, Giuseppe Conte ha deciso di salire al Colle per fare il punto con Sergio Mattarella. Una sorta di avviso quindi allo stesso Renzi, il quale sembra proprio voler dar la spallata definitiva al Governo.

Un avviso a Matteo Renzi.

L’obiettivo di Conte infatti è rendere numericamente irrilevante la “forza” di Iv al Senato. E le strade sono due: puntare a convincere qualche renziano “pentito” e assicurarsi il drappello di responsabili che, secondo fonti di maggioranza, sarebbe pronto ad emergere al momento opportuno. Il tema, tuttavia, è che Mattarella vuole numeri visibili. Nel marzo 2018, tanto per fare un esempio, fu detto no a Berlusconi che assicurava che il centrodestra avrebbe trovato i numeri per fare la maggioranza. Se Conte portasse numeri certi, non ci sarebbe bisogno di aprire una crisi formale per un cambio numericamente non elevato all’interno della maggioranza. Ma sarebbe chiaramente necessario che il premier tornasse alle Camere per chiedere la fiducia. Magari portando in Aula quell’agenda 2023 alla quale lavora alacremente in questi giorni.

E’ in questo contesto, si ragiona sempre in ambienti parlamentari, che Conte si è recato al Quirinale. Dove si guarda con preoccupazione allo strappo interno alla maggioranza. Uno strappo che, si sottolineava già nei giorni scorsi, di fatto paralizza l’attività del governo. L’incontro non porta ad un automatico cambio nella maggioranza. Ma i prossimi giorni saranno decisivi. FI, ad esempio, ha intenzione di ripresentare in Aula al Senato l’emendamento sulla prescrizione che venerdì è stato votato anche da Iv. E, sullo sfondo, c’è la mozione di sfiducia al ministro Bonafede, vero e proprio punto di non ritorno.

Per questo Conte sta tentando di anticipare i tempi, in attesa che almeno una parte dei responsabili emerga alla luce del sole. Se ne conterebbero in totale dieci-undici, provenienti dall’ala più centrista di FI, dal Misto, dall’Udc. Con un’appendice: la sponda di qualche renziano pentito. A Palazzo Chigi si valuta anche la possibilità che non tutta Iv, al Senato, segua la corsa allo scontro di Renzi. E non a caso fioccano da quel fronte smentite e precisazioni, non solo dei possibili dissidenti (da Silvia Vono a Eugenio Comincini) ma anche del capogruppo Davide Faraone, che attacca: “non siamo in vendita”.

Un approfondimento con Mattarella sulla situazione politica dopo il botta e risposta tra il premier e Renzi, leader di Italia Viva, che venerdì ha parlato di un possibile “Conte ter”. Un’ipotesi di fronte alla quale il presidente del Consiglio ha risposto: “Sono qui per realizzare un programma. Orizzonti futuri non mi appartengono”.

Giuseppe Conte infatti nega di lavorare a un suo “governo ter”. Matteo Renzi smentisce però di voler essere lui a rompere. Ma tra i due prosegue una partita che rischia di far saltare l’esecutivo. Il giorno dopo lo strappo dei renziani in Consiglio dei ministri, nessuno apre formalmente la crisi. “Porte aperte a Iv”, dice il premier, che ai renziani chiede un chiarimento. E Italia viva annuncia che la prossima settimana voterà la fiducia al governo sul decreto Milleproroghe alla Camera.

Ma Renzi non depone le armi sulla prescrizione, mantiene la minaccia di una mozione di sfiducia al ministro Bonafede, e porta avanti la sua guerriglia in Senato. E’ quello il campo di battaglia. Il Pd dice che l’unica alternativa a questa maggioranza è il voto. Ma a Palazzo Madama è pronta a muoversi una pattuglia di senatori in soccorso del governo, magari proprio per un “Conte ter”. La prima prova sarà il decreto sulle intercettazioni, in Aula martedì e sul quale il governo dovrebbe mettere la fiducia. “Se la voteremo? Dipende…”, rispondono fonti renziane.

“Se vuole Conte ci cacci, siamo alleati non sudditi“, torna ad attaccare Renzi, che nei prossimi giorni sarà all’estero. Il suo obiettivo sarebbe quello di sostituire Conte con un altro premier e magari una maggioranza “con un pezzo di M5s, quasi tutto il Pd e una parte di centrodestra”. I nomi? Si citano Gualtieri o Mario Draghi, Pier Carlo Padoan, Marta Cartabia, Paola Severino. Il Pd fa sapere che non sosterrà un’operazione del genere: “Nessun mio governo – dice Gualtieri – Conte arriverà a fine legislatura”.

Critico è l’appuntamento di martedì al Senato, dove in Aula è atteso il decreto intercettazioni. Il governo potrebbe mettere la fiducia per “sventare” un emendamento Fi sulla prescrizione che Iv voterebbe con l’opposizione. Con la fiducia Renzi dovrebbe votare a favore o al più uscire dall’Aula. Ma i suoi non sciolgono la riserva. E sul “lodo Conte bis”, inserito nella riforma del processo penale, fanno muro (“Così non votiamo la riforma”, dice Rosato).
Di prescrizione si riparlerà alla Camera, dove si vota la legge del forzista Costa: il “lodo” potrebbe essere inserito lì, ma è più probabile un percorso più lento e un tentativo anche dei Dem di cambiare ancora il testo. (Fonte Ansa).

 

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