ROMA – E ora che è stato rieletto Giorgio Napolitano presidente della Repubblica, governo di larghe intese o elezioni subito? C’era un patto di governo dietro l’intesa che ha portato Pd, centrodestra e Monti a votare Napolitano?
Di certo c’è che il Pd, per la prima volta in queste votazioni per il Quirinale, ha votato compatto. O quasi. Ci si attendeva circa 770 voti per Napolitano. Ne sono arrivati solo 32 in meno, 738. E soprattutto Stefano Rodotà ne ha presi soltanto 10 di più della somma di M5S e Sel, 217.
Ma il Pd è spaccato. Anzi è quasi moribondo. Hanno dato le dimissioni Rosy Bindi, Pier Luigi Bersani e tutta la segreteria. E si prepara a un congresso che potrebbe concludersi con una nuova scissione a sinistra. Quindi il Pd sarà la spalla, non il primattore nella formazione del nuovo governo.
“Il vero vincitore di queste elezioni per il presidente è Berlusconi”, ha chiosato Nichi Vendola, in fuga dall’alleanza nella quale si era imbarcato a novembre, prima delle primarie.
Berlusconi ha vinto e ora darà le carte. La prima potrebbe essere Giuliano Amato, garante di tutti in rappresentanza di nessuno. Su di lui convergono i retroscena. Amato è uno che a poche settimane dal voto Berlusconi potrebbe agilmente scaricare (dopo avergli intestato misure impopolari) bollandolo come “uno di sinistra”.
Ma se oltre Amato, altri Eta Beta “risolutori di problemi” da tirare fuori dal cilindro non ce ne sono, Napolitano è sempre il Capo dello Stato ma ora il suo ruolo è cambiato: può sciogliere le Camere, cosa che fino a poche ore fa non poteva fare, essendo negli ultimi sei mesi del suo mandato.
Napolitano ora può mettere i partiti con le spalle al muro: o accordo, o elezioni subito. Magari non prima dell’estate, ma non più tardi di ottobre.
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