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Governo tregua e poi elezioni bis il menù della crisi, questo passa il convento

di Alessandro Camilli |4 Maggio 2018 12:37

Governo tregua e poi elezioni bis il menù della crisi, questo passa il convento

Governo tregua e poi elezioni bis il menù della crisi, questo passa il convento

ROMA – Governo tregua. Tregua un po’ per carità di patria e un po’ per sfinimento. Governo tregua sarà quello che Sergio Mattarella la prossima settimana disegnerà, inventerà, proporrà ai partiti. A meno che dalle consultazioni di lunedì non esca un governo frutto di alleanze tra partiti che non ci sono e non si vedono, toccherà al presidente della Repubblica dire ai partiti: ci state alla tregua?

Tregua un po’ per carità di patria perché a fine giugno bisognerà anche che qualcuno parli e operi per l’Italia al vertice Ue. Si decide della rete di protezione per le banche, del fiscal compact, dei margini di tolleranza su deficit e debito pubblici. Carità di patria perché qualcuno dovrà pur assumersi la responsabilità di una legge di bilancio che eviti aumenti Iva nel 2019 pari a circa 15 miliardi. Tregua per carità di patria e per istinto di sopravvivenza. Se c’è.

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Tregua anche per sfinimento. I partiti, sia quelli molto che quelli poco votati, non ce la fanno a vivere ed operare in un sistema elettorale e quindi politico parlamentare di natura proporzionale. Insomma non sanno allearsi, l’alleanza appare loro come cedimento e a buona parte dei rispettivi elettorati come cedimento. Sono i partiti vecchi e nuovi macchine e cervelli e personale da campagna elettorale. Eterna campagna elettorale, altro non riescono e forse non sanno fare. (Piccolo esempio: Salvini da eterna campagna elettorale che tuona contro se stesso eventuale prossimo governante. Salvini fieramente protesta contro lo schema di prossimo bilancio Ue che dà più soldi ai paesi costretti a sopportare i costi relativi ai migranti. Per Salvini al governo quei soldi europei in più sarebbero buona e giusta cosa, ma Salvini in eterna campagna elettorale non riesce a non dire che ogni euro per i migranti è bestemmia).

Ed M5S  si trova con tutta evidenza molto più a suo agio in eterna campagna elettorale. Luigi Di Maio è riuscito nell’impresa, unica in Occidente, di non riuscire a fare un governo avendo il 33 per cento dei voti. E’ riuscito a dire che c’è stato “boicottaggio” di tutti gli altri contro la sua presidenza del Consiglio. Insomma come si fa un governo mostrano di non sapere, mentre sanno benissimo come raccogliere voti.

Sfinimento, due mesi dopo il 4 marzo stanno sfinendo senza costrutto e risultati. Dunque Mattarella proporrà un governo tregua. Governo tregua e poi elezioni bis. Elezioni bis forse già a fine 2018, al massimo a primavera 2019. Con la stessa legge elettorale? E chi lo sa. Con gli stessi risultati più o meno dopo aver rivotato? E chi lo sa. Con la stessa situazione economica? Proprio la stessa pare di no, diciamo con una ripresa economica che rallenta. Con quali umori nella pubblica opinione? Stanchezza? Rancore accresciuto? Disillusione? Con quale deficit  e debito pubblico in prospettiva dopo sei o dodici mesi di governo tregua?

Sempre che i partiti ci stiano a un governo tregua. M5S per ora dice di no. Salvini per ora dice di no. Ma che possono chiedere davvero di diverso da un governo tregua e poi elezioni bis? Niente, se dicono di no è solo per portarsi avanti nella campagna elettorale bis. Anzi eterna campagna elettorale, questo passa il convento.

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