ROMA – Grillo evoca il Bilderberg, cos’è? Come per Monti, così per Letta si torna a discutere di fantomatici gruppi di pressione internazionale ristrettissimi ma in grado di provocare crisi di governo, organizzare carestie, imporre propri uomini ai vertici dei delle istituzioni, il tutto naturalmente per favorire potere e ricchezza ai suoi membri. Cos’è esattamente questa Conferenza Bilderberg? Una specie di pericolosa setta massonica, o, come ha rivelato più di un reduce dei incontri annuali, una noiosa teoria di dibattiti e pranzi in piedi?
Ogni anno si tiene la Conferenza: gli invitati sono sempre 120, scelti tra personalità influenti a livello internazionale nel mondo dell’economia, della politica, del sistema finanziario. Ogni anno la sede cambia: l’Europa è il continente di elezione ma una volta ogni 4 anni ci si trasferisce negli Stati Uniti o in Canada. Dal 1954 (la riunione si svolse all’Hotel Bilderberg a Oosterbeek, vicino Arnhem, in Olanda) si discutono problemi inerenti la situazione mondiale, attraverso una varietà di temi che vanno dal politico al militare, dall’economico allo strategico.
La prima Conferenza nacque sulla scorta delle preoccupazioni circa un crescente anti-americanismo nell’Europa Occidentale: nacque dunque con un segno anti-comunista. Tuttavia, il fatto che riunioni e conclusioni dei dibattiti non finissero in qualche documento pubblico, ha finito per alimentare una fama di complottismo cui non è estranea la fortuna del libro di Daniel Estulin, “Il Club Bilderberg”.
Molti partecipanti al gruppo Bilderberg sono capi di Stato, ministri del tesoro e altri politici dell’Unione Europea ma prevalentemente i membri sono esponenti di spicco dell’alta finanza europea e anglo-americana. Diciamo che l’alto livello delle personalità riunite sotto il cappello della Conferenza suggerisce un certo fastidio rispetto a una elite autonominatasi che, fuori dai circuiti normali della democrazia rappresentativa, cura i propri interessi in sedi inappropriate e inaccessibili ai più.
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