ROMA – Grillo, Raggi e M5S fanno politica. E’ una constatazione. Non un complimento e neanche un insulto. A Roma avevano (tra i tanti) un problema: no stadio, no voti. Già, a Roma per Grillo, Raggi e M5S non fare lo stadio significava perdere un sacco di voti. Un sacco, non solo quelli dei tifosi. E già quelli dei tifosi sono un sacco, soprattutto se rapportati all’alta percentuale di consensi elettorali raccolti da M5S nei segmenti sociali che fortemente tifano.
A Roma i tre (Grillo, Raggi e M5S) avevano un problema politico-elettorale e quindi hanno fatto politica. Hanno cercato e trovato la soluzione che evitasse al partito (pardon Movimento) il maggior danno elettorale. Sì, certo dire sì alla costruzione dello stadio potrà costare il malumore e forse l’abbandono elettorale da parte di migliaia di tifosi della decrescita sempre e comunque. Ma dire no alla costruzione dello stadio sarebbe costato l’addio elettorale di decine e decine di migliaia di elettori di, per così dire, popolo.
Quindi Grillo ha fatto politica pura e in nome del realismo politico ha deciso che Roma val bene uno stadio. Senza paura di rimangiarsi tutto e smentire se stesso. Due giorni prima della intesa di massima in Campidoglio per farlo stadio raggiunta tra Roma calcio, Parnasi costruttore e Raggi sindaca, Grillo aveva detto: “Lo stadio non si farà a Tor di Valle, sarà fatto da un costruttore e non da un palazzinaro (intendeva con tutta evidenza Parnasi) e saranno i cittadini a decidere tramite referendum”.
Due giorni dopo Grillo, Raggi e M5S proclamano vittoria perché lo stadio si fa a Tor di Valle, lo costruisce Parnasi e il referendum è evaporato. Ma non importa, hanno ragione i tre: scampato pericolo ed è questo quello che conta per un partito (pardon Movimento). Conta evitare di perdere voti e consenso. Quindi vittoria! Anche se è stato un pareggio. E, tanto per restare in tema di calcio, siamo ancora a metà del primo tempo e forse neanche.
Grillo, Raggi e M5S dicono vittoria perché hanno evitato il danno al MoVimento e hanno ottenuto la riduzione della metà della quantità di cemento rispetto al progetto originario. Quindi niente danno e pure lode perché i costruttori ci rimettono la metà di quanto avevano pensato di guadagnarci. Tagliate se non proprio le dita, almeno le unghie della speculazione edilizia…
In realtà un pareggio. Roma calcio e Parnasi ci stanno. Già, perché ci stanno. Tra gli altri per due motivi. Il primo sono i 130 milioni che risparmiano, che non devono spendere più. Il secondo è che tra il mezzo milione di metri cubi “di cemento” tagliati grazie alla vigilanza di Raggi sindaca, Grillo garante, ci sono un bel po’ di opere pubbliche che giustificano il perché si fa costruire ai privati uno stadio a Roma.
Funziona, dovrebbe funzionare così: il privato fa lo stadio con i suoi soldi, non un euro pubblico. Ma la legge di Stato e i governi locali riconoscono in cambio del permesso a fare lo stadio la “pubblica utilità”. E la pubblica utilità non è andare a vedere le partite. La pubblica utilità è che il privato con i suoi soldi fa anche stazioni, strade, parcheggi, ponti, parcheggi, edifici appunto di pubblica utilità per i quali la mano pubblica non ha e non ci mette un euro.
Uno scambio, virtuoso. Fai lo stadio se fai pure la metro, sempre con i soldi tuoi. E perché un privato ci sta? Perché governo centrale e governi locali gli consentono di “rientrare” dell’investimento dandogli il permesso di costruire edilizia residenziale e/o commerciale. Altrimenti, come è ovvio, niente stadio e niente metro. Ai privati Grillo, M5S e Raggi hanno tagliato sia i guadagni che le spese. Faranno meno “cemento” e anche meno opere di pubblica utilità.
Quanto meno? Già , questo non si sa. Si parte da 130 milioni in meno di cemento, come dire, pubblico. Ma è solo un assaggio. Se il quanto meno diventa tanto meno, se la “pubblica utilità” a spese del privato diminuisce troppo allora c’è rischio diminuisca anche la pubblica utilità. Forse che diminuisca fino a farsi risicata. Fino a poter essere annullata.
La pubblica utilità l’avevano vista e timbrata sul progetto originario Marino sindaco e la Regione Lazio. Il progetto tagliato dovrebbe ricevere la pubblica utilità in un organismo che si chiama “Conferenza dei servizi” in cui ci sono il Comune, la Regione e tante altre autorità di controllo.
La riceverà, non la riceverà? Si deve riconvocare la Conferenza servizi o no? I dirigenti della Roma calcio hanno creduto di capire che lo stadio si inaugura nel 2.020 al massimo. Pallotta è americano e certe cose di casa nostra non può intuirle, non fanno parte del suo habitat. Ma i vari Baldissoni sono, diciamo, alquanto ottimisti. La data per la nascita dello stadio a Tor di Valle è ufficialmente 2019/2020, madrina Virginia Raggi sindaca. La data più probabile è invece…l’anno del mai e il giorno del poi.