Berlusconi, no barricate sulla Giustizia fino a che non sa della prescrizione

Berlusconi, no barricate sulla Giustizia fino a che non sa della prescrizione
Berlusconi, no barricate sulla Giustizia fino a che non sa della prescrizione

ROMA – Berlusconi, no barricate sulla Giustizia fino a che non sa della prescrizione. Sulla riforma della Giustizia licenziata dal Governo e frutto del braccio di ferro in maggioranza, Berlusconi non alza le barricate. I suoi hanno licenza di attaccare e contestare anche aspramente, ma la posizione dell’ex premier è attendista anche perché convinto, in ogni caso, che al Senato la maggioranza risicata avrà bisogno di Forza Italia. Non farà barricate sullo sveltimento delle cause, sul chi sbaglia paga anche per i magistrati, su utilizzo e diffusione delle intercettazioni: la norma che invece più gli interessa è sulla prescrizione.

Da questo punto di vista la sua preoccupazione (per motivi diversi) è quella di Luigi Ferrarella che ne ha scritto domenica sul Corriere della Sera (non lesinando critiche perché resta l’impianto della berlusconiana legge detta ex Cirielli): lo stop di due anni alla prescrizione varrà anche per i suoi processi? Ricordiamo che Berlusconi è  è in attesa di sentenza a Napoli, per la presunta compravendita dei senatori, e a Bari per il caso escort-Tarantini. In caso positivo, cioè se vale, suggerisce il Messaggero che

Nella vicenda napoletana, dove l’ex senatore De Gregorio è il suo accusatore, Berlusconi deve sperare – paradossalmente – di essere condannato (se dovrà essere condannato) prima dell’entrata in vigore della legge Orlando. Se l’eventuale condanna del tribunale di Napoli arriverà dopo l’entrata in vigore della legge, Berlusconi rischia che la sua prescrizione s’interrompa per due anni, per dare la possibilità che si svolga il processo d’appello. (Mario Ajello, Il Messaggero)

Cosa dice il testo sul quale c’è stato l’accordo? 

La nuova formula passa con un ddl perché fallisce il tentativo di Ncd di imporre la delega. Il ministro Andrea Orlando: «La prescrizione si interrompe dopo la condanna di primo grado. Servirà a disincentivare le condotte dilatorie, ma guardando alla capacità di giungere all’appello in due anni». Qui lo scontro è durissimo. Orlando ha retto sul tentativo di allungare l’intervallo tra primo e secondo grado, il tempo resta di due anni, mentre Ncd ne voleva tre. Un anno tra Appello e Cassazione. Poi l’orologio della prescrizione riprende a camminare. Ma la legge ex-Cirielli resta lì dov’era con i suoi tempi corti anche per reati gravi come la corruzione. (Liana Milella, La Repubblica)

Le voci critiche sul blocco della prescrizione così come viene presentato riguardano la debolezza, il poco coraggio per esempio lamentato dal presidente dell’Anm Rodolfo Maria Sabelli, “perché da un lato non tocca la struttura dell’ex-Cirielli, dall’altro si limita a introdurre due nuove ipotesi di sospensione collegate ad Appello e Cassazione che finiscono però nella legge delega”.

Tipica la scelta di non cancellare la berlusconiana legge ex Cirielli, ma di bloccare i termini di prescrizione dopo la condanna di primo grado, facendoli rivivere e ripartire dopo 2 anni se per allora non si sia celebrato l’appello (non è chiaro se anche nei processi già iniziati come per Berlusconi a Napoli o Formigoni a Milano, o solo per i nuovi rinvii a giudizio come sarebbe più logico). Ma così da un lato si ignora che di questi 2 anni già 8/10 mesi nella realtà si consumano prima che il processo arrivi fisicamente in appello, tra impugnazioni da attendere e formazione del fascicolo in cancellerie sotto organico.

E dall’altro lato si lascia l’imputato esposto all’eventuale inerzia giudiziaria: sia perché lo scoccare del supplemento di tempo non determina l’estinzione dell’accusa (come invece suggeriva la commissione Canzio), sia perché il blocco della prescrizione non viene bilanciato da un meccanismo di controllo da parte del giudice sul trattamento tempistico da parte del pm della notizia di reato nelle indagini preliminari, fase dove le statistiche mostrano che ad esempio nel 2011 si sono concentrate 86.000 delle 120.000 prescrizioni dell’anno. (Luigi Ferrarella, Corriere della Sera)

 

 

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