I sondaggi danno ragione a Monti: calo di consenso dei partiti

ROMA – Il governo gode di ''un alto consenso nei sondaggi'', al contrario dei partiti. Lo dice il premier, Mario Monti. E la sua, confermano i sondaggisti, non e' supponenza professorale, ma analisi corretta delle percentuali. Che segnalano il presidente del Consiglio e il suo esecutivo sopra il 50% di fiducia tra i cittadini, nonostante ''alcuni giorni di declino'' dovuti al via libera alle misure sul lavoro. La politica, invece, e' ferma ai minimi storici per consenso. Con un trend che al momento non sembra accennare a migliorare.

La fiducia nel governo dei tecnici è in calo dopo la riforma di mercato del lavoro e articolo 18. Un sondaggio di Ipr Marketing per Repubblica.it, registra infatti per il premier un 55%, in discesa di 4 punti rispetto a febbraio, quando era al 59%. Il governo nel suo complesso scende invece di tre punti, dal 53% dello scorso mese al 50% rilevato il 26 marzo.

Un calo di consensi, ma su un livello comunque alto. Non sarà infatti il picco del 62%, di cui Monti godeva prima della manovra di dicembre, ma il premier non e' neanche al punto piu' basso (dopo la manovra di dicembre Ipr rilevava un 52%). E comunque, afferma anche Renato Mannheimer, presidente di Ispo, ''seppur declinante'' il consenso per l'esecutivo dei tecnici e' ''piu' alto di quello dei governi precedenti''. Inoltre, spiega Mannheimer, si registra gia' una ripresa rispetto al crollo (''di una decina di punti'') che il sondaggista rilevava il giorno dell'annuncio della riforma dell'articolo 18.

Monti spiega l'alta fiducia da lui riscossa anche con la circostanza che questo governo tecnico ''e' e dovra' essere una breve eccezione''. Ma il sondaggista Nando Pagnoncelli, presidente di Ipsos, elenca diverse ragioni: non solo l'aver ''affrontato la crisi di petto'' ed essere ''considerato dai cittadini una medicina necessaria'', ma anche il ''bassissimo livello di fiducia nei partiti'' che ''fa da contraltare''. E rende, insomma, preferibili i tecnici ai politici.

Pagnoncelli stima i partiti tra il 10 e il 12%, Mannheimer tra il 4 e l'8%. In ogni caso, uno scenario a tinte fosche. E il ''peggioramento'' registrato dalla nascita del governo Monti, lascia pensare che i politici non abbiano saputo approfittare dei mesi di 'tregua', per rifarsi una reputazione. Anche se il male ha radici negli anni dei governi della seconda Repubblica. Quando ''paradossalmente'', spiega Pagnoncelli, ''nutrendosi di sondaggi'' i partiti ''hanno misurato le decisioni sul consenso immediato, perdendo di vista il futuro e l'interesse generale''.

Insomma, gode ancora di un ampio margine, agli occhi dei cittadini, il governo Monti. Anche se i 'sacrifici' imposti finora, dalle pensioni al lavoro, potranno indurre ulteriori cali di fiducia. E per ora penalizzano chi sulle misure piu' impopolari ha messo la faccia: il ministro Elsa Fornero, passata dal 58% di dicembre all'attuale 46%, con un -3% rispetto a febbraio. A consolarla, potra' forse venirle in soccorso la pungente ironia con cui Monti accoglieva il personale calo di 9 punti comunicatogli da Vespa a dicembre, dopo la manovra: ''Allora potevo fare di piu'…'', reagi' il premier.

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