Ici e Chiesa: al Tesoro se ne occupa il nipote di un cardinale

Pubblicato il 20 Febbraio 2012 - 15:08 OLTRE 6 MESI FA
gotti tedeschi

Ettore Gotti Tedeschi

CITTA’ DEL VATICANO – Al Ministero del Tesoro c’è un dirigente imparentato con un Cardinale: secondo Marco Lillo, che ha scritto un articolo pubblicato sul Fatto Quotidiano, sarà lui a occuparsi dell’Ici sugli edifici della Chiesa.

Quest’uomo, Enrico Martino, è il direttore generale per i rapporti internazionali del Dipartimento Finanze. Lillo scrive che è nipote del cardinale Renato Raffaele Martino, “fino al 2009 Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace e dal 2010 Gran Priore del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio”.

Della questione Ici e Chiesa, scrive Lillo, l’ufficio diretto da Martino se ne occupava dal 2009. “E per questo il suo nome è citato in una lettera confidenziale scritta dal presidente dello Ior, la banca del Vaticano, Ettore Gotti Tedeschi, e indirizzata il 30 settembre scorso al Segretario di Stato del Vaticano, il Cardinale Tarcisio Bertone. Nella lettera, mostrata velocemente in tv durante la trasmissione Gli Intoccabili, Gotti Tedeschi delinea la strategia concordata con l’allora ministro dell’economia Giulio Tremonti per limitare i danni per Italia e Vaticano dall’azione europea sul fronte dell’Ici”.

Lillo scrive anche quello che sarebbe stato il contenuto della lettera: “Su denuncia del mondo radicale”, scrive il banchiere al cardinale, “la Comunità Europea viene spinta a contestare l’esenzione Ici sugli immobili della Chiesa non utilizzati per fini religiosi (….) nel 2010 la CE avvia una procedura contro lo Stato italiano per ‘aiuti di stato’ non accettabili alla Chiesa Cattolica. Detta procedura evidenzia oggi una posizione di rischio di condanna per l’Italia e una conseguente imposizione di recupero delle imposte non pagate dal 2005. Dette imposte [parliamo di centinaia di milioni di euro ed è questo il punto delicato della questione secondo Gotti Tedeschi, ndr] deve pagarle lo Stato italiano che si rifarà sulla CEI (si suppone) ma non è chiaro con chi per Enti e Congregazioni”.

Secondo Lillo non è tutto qua il contenuto della lettera: “Il banchiere spiega poi a Bertone quali sono le mosse concordate con Tremonti (allora ministro) per evitare che Stato italiano chieda indietro l’Ici sugli anni 2005-2011: “Modificare la vecchia norma che viene contestata dalla Comunità Europea per produrre una nuova norma che definisca una categoria per gli edifici religiosi e crei un criterio di classificazione e definizione della natura commerciale (secondo superficie, tempo di utilizzo e ricavo)”. In pratica Gotti Tedeschi perora un compromesso onorevole che eviti guai peggiori. La rinuncia concordata al regime attuale più favorevole frutterebbe alla Santa Sede una sorta di sanatoria per il periodo che val dal 2005 al 2011”.

Ma, prosegue Lillo, secondo Gotti Tedeschi “bisogna sbrigarsi perché l’Unione Europea, dopo quasi due anni di procedura, ha finito la sua pazienza: “Il tempo disponibile per interloquire è molto limitato. Il responsabile della Cei (Conferenza episcopale italiana) che finora si è occupato della procedura è monsignor Mauro Rivella. Ci viene suggerito di incoraggiarlo ad accelerare un tavolo di discussione conclusiva dopo aver chiarito la volontà dei vertici della Santa Sede. L’interlocutore all’interno del Ministero (in realtà Dipartimento Ndr) Finanze – prosegue Gotti Tedeschi nella lettera a Bertone – è Enrico Martino (nipote del Cardinale Martino)”.