La lettera di Di Pietro al Corriere della Sera: “Laurea, appartamenti e servizi segreti: ecco la verità”

Antonio Di Pietro

Il leader dell’Italia dei Valori Antonio Di Pietro, con una lettera al Corriere della Sera di domenica 6 giugno, risponde a quanto scritto ieri in un articolo pubblicato dal quotidiano di via Solferino a firma di Marco Imarisio.

Il pezzo in questione, sul giornale di sabato 5 giugno, parlava dei “silenzi e ambiguità” del leader dell’Idv: dal silenzio con il quale Di Pietro non ha risposto alle reiterate affermazioni riguardo ad irregolarità nel conseguimento della propria laurea in Legge, a volte messa addirittura in dubbio nella sua autenticità, alle accuse di legami con i servizi segreti italiani e americani, alle querelle su rimborsi elettorali e compravendite di case.

Allegando carte processuali, Di Pietro si difende chiarendo innanzitutto che, alla procura di Firenze che indaga sugli appalti del G8, ci è andato senza essere convocato con “apposito decreto di notifica” dai magistrati toscani.

Riguardo alla laurea in legge, fuga ogni dubbio inviando una copia del certificato di laurea e del libretto degli esami, ricordando di aver rispettato il piano di studi dell’Università di Milano compiendo regolarmente il proprio percorso di studi tra il 1974 e il 1978.

Sulle accuse del Gico di Firenze circa presunti favori ricevuti da Pacini Battaglia, Antonio D’Adamo e Giancarlo Gorrini, Di Pietro scrive che “sono state tutte smontate dai giudici di Brescia che, dopo due accurate e meticolose inchieste, hanno sentenziato che i fatti non sussistono'”.

Non reali, secondo quanto scrive Di Pietro, neppure i contatti con i servizi segreti, italiani o stranieri. Il leader allega diverse sentenze che hanno smontato queste accuse, e sostiene che “tali sospetti non possono essere alimentati strumentalizzando la mia relazione all’Autorità giudiziaria circa la presenza del latitante Francesco Pazienza alle Seychelles, né la mia partecipazione alla cena natalizia del 1992, svoltasi presso il Reparto dei Carabinieri di Roma, su invito del Comandante colonnello Vitaliano, cena a cui partecipò anche il questore Bruno Contrada, allora dirigente del Sisde”.

Smentisce di aver “fatto un uso privato dei soldi del partito” e di aver fatto “con riferimento alle proprietà immobiliari di mia proprietà, una commistione tra patrimonio mio personale e patrimonio del partito Italia dei Valori”.

Un’ultima smentita, infine, sui presunti acquisti di appartamenti grazie a prestanome, o di “immobili proibiti per legge ai parlamentari in carica”: “non è affatto vero”.

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