Idv, Razzi: “Non esiste una questione morale, è Di Pietro il problema”

”A porre la questione morale all’interno dell’Italia dei Valori è De Magistris, insieme a Sonia Alfano e Giulio Cavalli. Quello stesso De Magistris rinviato a giudizio per omissione di atti di ufficio perchè non avrebbe indagato nonostante l’ordine del Gip, su un caso di collusione tra magistrati di Lecce e magistrati di Potenza con ipotesi di reato gravissime che vanno dall’associazione per delinquere all’estorsione. Se il buon giorno si vede dal mattino, allora sappiamo già che tempo farà”.

E’ quanto sottolinea Antonio Razzi, parlamentare passato dall’Idv alla maggioranza, che replica così alla denuncia di Luigi De Magistris sull’esistenza di una questione morale nell’Idv. Prosegue Razzi: ” Fermo restando le garanzie di legge in favore di chi è innocente sino a sentenza definitiva (personalmente lo spero di vero cuore) l’on. De Magistris doveva autosospendersi dalla carica volente o nolente in quanto il codice etico del partito lo impone. Antonio Di Pietro lo ha difeso a spada tratta invece ponendo una deroga a quanto egli stesso prescrisse”.

Anche sul merito della denuncia di De Magistris, Razzi esprime le sue critiche: ” Il problema sollevato in questi giorni circa un decadimento dell’Italia dei Valori – dice Razzi – è artificioso e finto. Si cerca di accusare il Presidente di scegliere male i propri candidati i quali sistematicamente, dopo essere stati eletti, lo abbandonerebbero per confluire in altri schieramenti. Nulla di più fantasioso. I candidati dell’Italia dei Valori non sono nè più e nè meno i candidati che presentano tutti alla faccia dei codici etici”.

”Il problema – sottolinea Razzi – è la guida del partito che è nelle mani del Presidente al quale nessuno può dire nulla nè proporre nulla. Si vada a leggere lo Statuto dell’Italia dei Valori e si comprendera’ come la blindatura del leader sia congegnata ad arte, inattaccabile. La polemica di Micromega è superficiale e pretestuosa quindi perchè non va al nocciolo della questione”.

”Antonio Di Pietro con l’idea che ha di sè stesso e di quello che vuole rappresentare – dice ancora Razzi – esaspera i rapporti politici e personali all’interno del partito e si muove come quel parroco di campagna che dice fate come vi dico io e andrete in paradiso. E’ ovvio che non è così. Alzando letteralmente un muro tra il dirigente maximo e i componenti della sua squadra, Antonio Di Pietro, ha inoculato il virus del sospetto riducendo a prassi la circospezione e l’annullamento della personalità di ciascuno. Il suo atteggiamento è poco urbano e disconosce le più elementari regole di comunicazione e di relazione che uno come lui posto al vertice non può non saper masticare. In queste condizioni, come si vuole che si resti impassibili se non si è un yesman?”.

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