Ignazio Marino, gaffe su Acea: sollecita Parigi, GdF Suez non raccoglie

Ignazio Marino, gaffe su Acea: sollecita Parigi, Gdf Suez non raccoglie
Ignazio Marino, gaffe su Acea: sollecita Parigi, Gdf Suez non raccoglie

ROMA – Ignazio Marino, gaffe su Acea: sollecita Parigi, Gdf Suez non raccoglie. Scrivere ad una società quotata in Borsa, Gaz de France-Suez, per chiedere l’azzeramento dei vertici di Acea, come ha fatto ai primi di ottobre il sindaco di Roma Ignazio Marino, è una pratica abbastanza “irrituale” (Paolo Foschi, Corriere della Sera). Se poi l’interpellato “rimbalza” con freddezza l’appello, la gaffe è completa. La storia nasce prima dell’elezione di Marino al Comune, azionista di maggioranza con il 51% di Acea (Caltagirone con il 16,4% e GdF con il 13% sono gli altri azionisti pesanti)

Pochi giorni prima, l’assemblea dei soci aveva permesso al sindaco uscente Gianni Alemanno di blindare la nomina di un suo fedelissimo,  Giancarlo Cremonesi, alla presidenza di Acea: il contratto prevede che mandarlo via prima della scadenza della carica significa comunque pagargli lo stipendio fino a fine mandato. Marino si è ritrovato in conclusione un management estraneo se non ostile alla sua Giunta. Per questo ha deciso di rivolgersi direttamente a Gérard Mestrallet, numero uno di GdF-Suez, invocando un nuovo gruppo di manager “che abbia la fiducia di tutti gli azionisti di cui è espressione”.

Non solo: Marino cercava un’interlocuzione privilegiata con GdF per “intraprendere un percorso destinato a consolidare una nuova e feconda relazione di collaborazione strategica”. Una sinergia, traduce Foschi sul Corriere, per mettere all’angolo il gruppo Caltagirone. Il fatto è che GdF non ci pensa per nulla: meglio il rapporto con Caltagirone che quello diretto con l’umorale, scostante partner istituzionale che ad ogni elezione cambia linea e uomini.

Marino dunque su Acea resta in situazione di grande difficoltà: pur essendo azionista di maggioranza, deve fare i conti con un management che non ha scelto e con un presidente, appunto Cremonesi, e almeno un consigliere di amministrazione, cioè l’ex parlamentare del Pdl Maurizio Leo, legati al centrodestra. E anche la lettera che aveva inviato ai vertici societari a fine settembre contestando «la gestione di tipo privatistico» sembra non aver avuto conseguenze. Secondo alcuni, quella lettera doveva essere il primo passo di una strategia più complessiva per formulare delle contestazioni formali al presidente e all’amministratore delegato Paolo Gallo e chiederne quindi la decadenza con addebito di responsabilità per non dover pagare il contratto fino alla scadenza del mandato. Ma – almeno allo stato attuale – questa strada sembra chiusa perché non sono emersi nella gestione di Acea elementi tali da giustificare l’azzeramento del vertice. (Paolo Foschi, Corriere della Sera)

 

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