Ignazio Marino, gli resta solo il 20%: romani lo bocciano su autobus e rifiuti

Ignazio Marino resta al 20%: romani lo bocciano, ma voterebbero comunque Pd
Ignazio Marino (Foto LaPresse)

ROMA – L’80% degli intervistati nel sondaggio Swg eseguito per Repubblica ha “poca o nessuna fiducia” nel sindaco Ignazio Marino. E solo per il 16% la giunta comunale fino ad oggi ha operato in maniera “molto o abbastanza seria”. Questa la bocciatura del sindaco Marino che arriva dai cittadini, che se si andasse al voto in questi giorni sicuramente non riconfermerebbero il sindaco: a non votarlo sarebbero il 75% degli intervistati.

Il motivo, primo tra tutti, riguarda il decoro urbano: una questione che il 61% dei cittadini ritiene un’emergenza primaria a cui Marino insomma non avrebbe trovato rimedio. Altro problema, per il 59% dei cittadini, riguarda poi la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti ,mentre i trasporti pubblici inefficienti, i problemi del traffico e la mancanza di sicurezza rientrano nella top 5 delle emergenze da sanare.

Nonostante la bocciatura di Marino, le intenzioni di voto dei romani a eventuali elezioni comunali cambiano di poco. Il Partito democratico ha aumentato il bacino elettorale rispetto alle elezioni comunali del 2013 dell’8,7%, mentre Forza Italia scende del 6,7% e guadagna terreno il Movimento 5 stelle, con il 12,2% delle preferenze nelle intenzioni di voto. Un dato raddoppiato rispetto al numero di elettori del 2013.

Giovanni Vitale su Repubblica scrive:

“Il sondaggio choc, realizzato all’incirca un mese fa su un campione di duemila intervistati, è stato commissionato dal principale azionista della maggioranza capitolina, interessato a misurare — anche in termini di consenso — l’efficacia dell’azione amministrativa. Certo non aspettandosi un risultato tanto disastroso. Riassumibile in un dato: alla domanda su “che cosa funziona bene a Roma”, il 54% ha risposto: «Nulla»”.

E gli aggettivi che descrivono la città non sono certo lusinghieri:

“Roma è sporca (62%) caotica (49), degradata (35): il termine «bella» — che dovrebbe essere il più usato — compare solo al quinto posto. Un giudizio che si riflette, subito dopo, sulla “Roma che vorrei”: «Pulita» auspica il 60% dei sondati, «vivibile, accogliente, curata» il 31%, «efficiente» il 29.

Tant’è che quando si chiede di individuare, in ciascun municipio, le emergenze da risolvere, il 61% indica «il decoro urbano», il 59 «la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti», il 53 «i problemi legati al trasporto pubblico». Servizio, quest’ultimo, che per quattro romani su cinque è quello che funziona peggio (79%), seguito ex aequo dalla gestione del traffico (70) e dei rifiuti (69), più distanziate la sicurezza (52) e la polizia municipale (45), che registrano comunque un gradimento piuttosto basso. È tuttavia il confronto con il predecessore a far suonare il campanello d’allarme”.

Insomma tra Marino e Alemanno non ci sarebbero differenze, anzi per il 40% la situazione è anche peggiorata. E nelle prospettive di voto, cambiano le preferenze:

“A leccarsi i baffi è il M5Stelle che, oltre a guadagnare 13 punti rispetto alle comunali 2013, per i romani potrebbe «governare meglio» di Marino (23%), come farebbe pure «un’altra giunta di centrosinistra» (22%), mentre «un’altra giunta di centrodestra» e «l’attuale giunta di centrosinistra» registrano un credito più basso, il 14 e il 13%, rispetto alla capacità di amministrare la città. Un’insufficienza che però, a sorpresa, non si riflette sul consenso.

Il centrosinistra, infatti, è ancora saldamente in testa: il Pd prende addirittura 9 punti in più rispetto alle elezioni di un anno e mezzo fa, a riprova del fatto che Marino è sempre stato vissuto come qualcosa d’altro e di diverso rispetto al “suo” partito. E così, se si rivotasse oggi, i dem sarebbero primi con il 35% (erano al 26,3), Sel al 6, Rifondazione all’1,5, Idv allo 0,5 (totale 43%, nel 2013 era il 43,6 anche grazie all’exploit della lista civica). Secondi arriverebbero i grillini con il 25% (era il 12,8 nel 2013). Il centrodestra, invece, non supererebbe il 27,5, con Fi al 12,5, FdI al 6,5, Ncd al 3,5, Destra e Lega entrambe al 2,5”.

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