ROMA – Igor Righetti, giornalista e conduttore radiofonico, già docente di Comunicazione verbale e non verbale alle università Luiss, Sapienza, Tor Vergata e alla Scuola nazionale dell’Amministrazione della Presidenza del Consiglio dei ministri, è intervenuto in diretta su Radio Cusano Campus nel programma ECG condotto da Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio per parlare degli errori di comunicazione dei politici italiani.
Ecco, secondo gli studi sul linguaggio verbale e non verbale, i politici italiani promossi e bocciati in comunicazione e quelli ai quali, in molti casi, il linguaggio del corpo tradisce scarichi tensionali provocati da nervosismo o poca sincerità. Alcuni di loro, invece, li riescono a tenere sotto controllo così da apparire autentici e convincenti.
Su Matteo Renzi: “Berlusconi è stato il suo ispiratore mediatico e comunicativo ma Renzi, naturalmente antipatico, ogni volta che apre bocca è come se stesse invocando una richiesta di aiuto. È l’uomo del “giglio magico” che ha tentato di far credere che gli “zero vergola” fossero risultati sorprendenti, il rottamatore a sua volta rottamato, l’ideatore di claim futuristici che saltavano il presente, l’oratore con l’inglese quasi madrelingua di un abitante di Marte, il cultore della perifrasi tattica per evitare di entrare nel concreto. Dopo la sonora sconfitta al referendum che neanche il super pagato guru di Obama, Jim Messina, è riuscito a evitargli prima di Natale, su un noto settimanale, Renzi è apparso assieme alla moglie in un servizio fotografico in cui faceva la spesa: un modo per rifarsi la verginità comunicativa facendo intendere un ritorno tra la gente? Attualmente, la grande maggioranza degli italiani come sente il suo nome è felice come una mosca in un villaggio di stitici. Il popolo italico, però, dimentica tutto in fretta. Quindi Renzi, prima di riproporsi, dovrà soltanto far passare qualche altro mese. Avete mai osservato Renzi quante volte, in un minuto, chiude le palpebre? Decine. È stato osservato che in un minuto una persona batte le palpebre in media 8-10 volte. Una frequenza superiore può indicare uno stato di disagio, uno scarico tensionale scaturito da qualcosa che ha aumentato il livello di stress. Ciò avviene perché il nostro inconscio sa bene qual è la verità e cerca di intervenire con la chiusura degli occhi. Tende a grattarsi dietro o sopra la testa: il prurito è un evidente segnale di forte tensione. Tende a mantenere il contatto visivo in modo innaturale. Dimostra tensione e inadeguatezza quando si abbottona e sbottona la giacca durante presentazioni e incontri ufficiali. Quando cammina sembra ondulare come un improbabile modello su una passerella allestita in una sagra paesana”.
Su Maria Elena Boschi: “La sua infanzia e adolescenza sembrano la biografia di un’entità divina: è stata chierichetta, Madonna nel presepe vivente di Laterina, insegnante di catechismo e volontaria al bar della parrocchia. La percezione comunicativa è quella della prima della classe che non passava mai il compito. Tecniche di comunicazione, assertività ed empatia: bocciata. Dalla sua gestualità e dalle tecniche di narrazione si intuisce che abbia frequentato un corso, low cost, di comunicazione. A basso costo perché quando Maria Elena Boschi parla, la sua comunicazione verbale non corrisponde a quella del corpo, è fuori sincro, le parole dicono una cosa e la gestualità un’altra, facendola sembrare un alieno disadattato appena arrivato sulla Terra. In questo modo, al contrario di Zorro non lascia mai il segno. Un registro linguistico, il suo, che sembra estrapolato dal dizionario dei sinonimi e dei contrari. Il suo linguaggio verbale è fatto di pause e di frasi troncate senza senso, come quando la punteggiatura viene messa a casaccio. È il classico personaggio che non risulta simpatico neppure a se stesso e che quando lo ascolti ti domandi perché una pastiglia contro il mal di testa si chiama analgesico. Linguaggio del corpo: in continua contraddizione tra ciò che dice e ciò che appare. La gestualità viene utilizzata per supportare e dare enfasi a ciò che viene espresso attraverso le parole. Con lei, però, siamo nella bulimia della gestualità, affascinante nella sua complessità di decodificazione in quanto i movimenti appaiono, seppur seduttivi, robotici e non corrispondenti alle parole. È come se all’interno di Maria Elena Boschi convivessero due anime, in antitesi tra loro, entrambe però desiderose di comunicare ma in tempi e modi diversi”.
Su Beppe Grillo: “Chi dice bugie, in genere, dice anche più parolacce in quanto per elaborare menzogne serve molta concentrazione e, di conseguenza, si perde attenzione sull’autocontrollo. Nel caso del leader del M5S, però, le parolacce non vengono dette, anzi urlate, per celare bugie bensì perché creano una percezione di schiettezza e confidenza, di rifiuto della politica tradizionale, danno maggiore enfasi ai concetti e aiutano a far ricordare i più distratti. Tecniche di comunicazione, assertività ed empatia: promosso. In un’era in cui siamo bombardati da messaggi comunicativi, il linguaggio volgare enfatico, quello della strada, viene percepito dall’interlocutore, in modo inconsapevole, come più informale. Il linguaggio triviale, poi, in bocca a un ex comico ha anche il vantaggio di suscitare una risata liberatoria che non fa mai male. Linguaggio del corpo: mattatore. Conosce molto bene la narrazione teatrale e televisiva così come la prossemica ovvero la percezione, l’organizzazione e l’uso dello spazio, della distanza e del territorio nei confronti degli altri. Grillo occupa tutto lo spazio che ha a disposizione. Il linguaggio del corpo è la sua prima grande arma. Sul palco sembra quasi un contorsionista”.