Il caso Tremonti: presente e non votante

Pubblicato il 11 Ottobre 2011 - 19:37 OLTRE 6 MESI FA

Berlusconi scosta stizzito Tremonti, senza guardarlo (Lapresse)

ROMA – Erano le 17 e qualche decina di secondi: Giulio Tremonti era da pochissimo entrato in Aula e il governo era stato appena battuto sull’articolo 1 del rendiconto di Bilancio. Votazione importante, per la quale era accorso, trafelato, lo stesso Silvio Berlusconi. Anche perché poco prima solo per due voti era stato approvato il Def (Documento di economia e finanza). Quindi, i componenti del governo si sono catapultati sui banchi per sopperire alle 30 assenze nella maggioranza (e approfittare dei 20 assenti nell’opposizione. È finita 290 a 290, ciò significa che alla maggioranza sarebbe bastato un voto per non andare sotto. Per questo l’ingresso di Tremonti proprio un attimo dopo la votazione ha avuto il sapore della beffa.

Il ministro dei Trasporti, Altero Matteoli, ha provato invece a gettare acqua sul fuoco: “Escludo che Tremonti non abbia voluto votare, non ero in Parlamento perché sono alla Camera ma non c’è nessun atto politico di sfiducia. Non è possibile che Tremonti non abbia voluto votare un suo documento”. Secondo Matteoli “Tremonti non ce l’ha fatta ad entrare, escludo sia un atto politico di sfiducia. Ora bisogna risolvere il problema e vedere come si può riproporre, d’altronde il Rendiconto generale dello Stato è una sorta di rendiconto del governo anche se ha caratteristiche politiche”.

Non la pensava così Berlusconi, che subito dopo l’esito negativo della votazione ha consultato i tabulati del voto, ha visto i nomi di assenti e non votanti ed è uscito stizzito dall’Aula. Nel suo percorso era obbligato l’incrocio con Tremonti, che era seduto sui banchi del governo: il premier a molti è parso scostare con rabbia la sedia del ministro dell’Economia, senza degnarlo di uno sguardo. Anche Umberto Bossi ed altri erano presenti ma non hanno votato, eppure l’ira di Berlusconi e del Pdl è sembrata avere come unico obiettivo Tremonti.

Un’ora e venti minuti più tardi, i due erano faccia nelle stanze del governo, insieme al ministro dell’Agricoltura, Saverio Romano, quello per gli Affari regionali, Raffaele Fitto, la responsabile del dicastero per il Turismo, Michela Brambilla, il capogruppo Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto e quello di Popolo e territorio, Silvano Moffa. E poi Denis Verdini, coordinatore del Pdl, e Maurizio Lupi, vicepresidente della Camera.

Su Tremonti piovono accuse e inviti alle dimissioni da parte dei pidiellini Edmondo Cirielli e Amedeo Laboccetta. Rumori di fondo. Mentre il vertice a Palazzo Grazioli che lo attende non ha l’aria della serenata.