Il Csm si riunisce sul “processo breve”

Consiglio Superiore della Magistratura

Si riunisce lunedì 14 dicembre in una seduta straordinaria il plenum del Consiglio Superiore della Magistratura per discutere del disegno di legge sul processo breve; o meglio del parere totalmente negativo sul provvedimento votato a larga maggioranza (5 voti a favore e uno contrario) la scorsa settimana dalla Sesta Commissione di Palazzo dei marescialli. Si tratta di un documento che non solo ritiene il ddl in contrasto con più principi costituzionali, ma avverte che avrà l’effetto di un'”inedita amnistia processuale ” per reati di “considerevole gravità”, a cominciare dalla corruzione; e rischia di portare alla “paralisi” l’intera attività giudiziaria.

Una presa di posizione che sembra destinata a alimentare polemiche in sede politica e che potrebbe accompagnarsi ad un’altra delicatissima pronuncia di Palazzo dei marescialli: martedì 15 dicembre,  infatti, la Prima Commissione dovrebbe esprimersi con una proposta di delibera sulle accuse rivolte in più occasioni da Berlusconi ai magistrati, a cominciare dai pm che hanno riaperto le indagini sulle stragi di mafia; e decidere se far rientrare nel calderone anche l’attacco rivolto ai giudici dal congresso del Ppe a Bonn.

La critica di fondo al ddl è che, introducendo termini perentori per la conclusione di ognuno dei tre gradi di giudizio (due anni ciascuno, sei in tutto, pena l’estinzione del processo), al di fuori di «un’ampia riforma di sistema e di misure strutturali organizzative», di fatto renderà «impossibile l’accertamento» della fondatezza dell’accusa «per intere categorie di reati», che è invece la «primaria finalità» di ogni processo. E visto che «depotenzia lo strumento processuale», il ddl «pone problemi di compatibilità con l’articolo 112 della Costituzione, che sancisce l’obbligo dell’azione penale da parte del pm».  Inoltre, privilegiando il «rispetto della rapidità formale alla necessità che il processo si concluda con una decisione di merito», «non appare in linea con l’articolo 111 della Costituzione» (giusto processo), né con l’articolo 24 (diritto alla difesa). E non basta: il ddl è «in netto contrasto» con la Convenzione dell’Onu contro la corruzione siglata dall’Italia.

La pratica a tutela dei magistrati è stata aperta a settembre, dopo che il presidente del Consiglio aveva accusato le procure di Palermo e Milano, che hanno riaperto le indagini sulle stragi di mafia del ’93, di cospirare contro di lui ”con i soldi di tutti”. Nel fascicolo erano poi confluite le dichiarazioni fatte da Berlusconi a “Ballarò” contro i magistrati di Milano (giudici “comunisti”, vera “anomalia” del Paese) che avevano confermato la condanna in appello dell’avvocato Mills. Tra martedì e mercoledì la Commissione dovrebbe valutare se inserire in questa pratica le dichiarazioni di Bonn sul “partito dei giudici” e varare un documento a difesa dei magistrati.

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