Il gioco dei dialetti di “Stato”. Como: matrimonio in “lingua”. Friuli: traduzioni e T9 in “furlan”. Un gioco che costa decine di milioni

A Napoli dicono, in dialetto: la donna in mano ai bambini. Anzi non dicono proprio così ma la traduzione letterale e precisa la lasciamo alla vostra intuizione. Diciamo che, invece di dire donna, dicono, in dialetto, la parte per il tutto. La parte nelle mani e a disposizione dei bambini: che non sanno che farne e quindi il più bel gioco diventa un gioco stupido. E sciocco, decisamente sciocco, sta diventando in mano ai “bambini” della politica il gioco dei dialetti che devono ridiventare lingua delle piccole, e talvolta inventate, patrie.

A Como l’assessore leghista Diego Peverelli ha appena finito di giocare in Comune: ha celebrato il suo primo matrimonio in dialetto. Gioco innocuo? Forse, mica tanto. Perchè il settimanale femminile del Corriere della Sera si è preso la briga di andare a fare un viaggetto in Friuli, oggi governato dalla Lega, ma dove da un po’ vige una legge che, voluta e votata anche dal centro sinistra, stabilisce il plurilinguismo di “Stato”, friulano, “furlan” compreso. E cosa hanno scoperto? Che la Regione traduce in “furlan” i testi dei libri, sottotitola in “furlan” la fiction storica sul beato Marco d’Aviano, caro a Bossi perchè fermò i mussulmani, paga un sistema che introduce un T9 per gli sms in “furlan” e organizza corsi in dialetto nelle scuole e in ogni dove. Un gioco, solo un gioco seppur alla grande? Mica tanto perchè il costo di questo gioco è di decine di milioni di euro, finora. Moltiplicate per i trenta, anzi sessanta dialetti italiani o quanti sono davvero e avremo un costo con cui non si gioca più. Se questo è il federalismo che abbassa la spesa pubblica e quindi le tasse…

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