Il giovedì del deputato, tutti a casa. Chi se ne frega della stabilità

La Camera dei deputati (Foto Lapresse)

ROMA –  Giovedì mattina la Camera avrebbe dovuto votare la legge di stabilità e il bilancio. Un voto formale, l’accordo sul testo è sicuro. Ma il governo ha sbagliato una tabella che accompagnava il testo sul bilancio. Ha ammesso l’errore. E il voto è stato rimandato al pomeriggio, alle 17. Solo che a quell’ora non c’era più nessuno: tutti partiti per il fine settimane.

Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, viene richiamato mentre è già in viaggio per Napoli. Torna indietro e convoca la conferenza dei capigruppo alle 16:30. A quel punto Lega e Pdl chiedono di avere più tempo. Cioè di rinviare il voto a lunedì alle 18 (per dare tempo a chi è via per il week-end di tornare con calma?). Il Pd si oppone.

Alla fine la votazione salta. Già alle 14 di quel giovedì 22 novembre, scrive Raffaello Masci sulla Stampa, il Transatlantico era “semideserto”

Solo che di deputati nemmeno l’ombra. E’ giovedì, è già week-end: si torna a casa.

 

 

 

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