Il sangue di Berlusconi, il piccolo Reichstag e la maledetta spirale

di Lucio Fero
Pubblicato il 14 Dicembre 2009 - 13:24| Aggiornato il 21 Ottobre 2010 OLTRE 6 MESI FA


Quel volto, quel sangue…Berlusconi resta in ospedale, le ferite sul corpo del premier si rimargineranno più o meno in fretta. Ma da “guarire” c’è anche e soprattutto il paese e lì, sul corpo della società e della politica italiane, la cicatrice non si chiuderà. Almeno non lo farà da sola, non c’è nulla che automaticamente lo garantisca. Anche se per mano di un matto, il sangue è tornato nel circuito della vita pubblica nazionale. Il sangue, con la forza del suo linguaggio, con la potenza della sua simbologia.

Sangue che fa vibrare di rabbia chi Berlusconi lo ama e chi in Berlusconi crede. Rabbia giustificata, dolore che è carne viva nella mente di chi vive Berlusconi come il suo leader. Sangue che fa paura a chi di Berlusconi ha paura. Paura di un “eletto dal popolo” che già prima del sangue era convinto e tentato da una “democrazia autoritaria” fondata sul suo nome. E che ora potrebbe trovare un altro segno di “legittimità”, il suo sangue appunto. Sangue che esalta e affascina migliaia di ignoranti e incoscienti che di fronte a quell’immagine di sangue praticano una forma di onanismo emozionale che non è senza cittadinanza nel sentimento politico di una parte del paese. Migliaia di ignoranti e incoscienti suicidi della democrazia che dicono di difendere. Molto pochi rispetto ai milioni che Berlusconi non votano e Berlusconi contrastano. Ma troppi, sempre troppi e non troppo isolati perchè attorno a loro non c’è un’efficace e convinta, potente, organizzata, mobilitata e fiera “quarantena culturale”.

Quel sangue legittima la richiesta e l’urgenza di Berlusconi di essere protetto e difeso. Quel sangue cancella la pur enorme differenza tra protezione e difesa dall’aggressione fisica e protezione e difesa dalle regole di una democrazia con bilanciati poteri. Quel sangue dà a Berlusconi il potere, l’occasione di cancellare il confine. C’è da sperare non la colga quest’occasione, c’è da temere si convinca a farlo. Se il premier ostenterà il suo sangue come segno che il tempo è venuto, se si “proteggerà” cambiando, torcendo e distorcendo le regole della democrazia, allora quella che Napolitano ha chiamato “spirale” diventa possibile. Una maledetta e purtroppo non ignota spirale: più angusto, più faticoso difendersi dall’autoritarismo stando “dentro” le regole. I milioni che stanno con Berlusconi, Berlusconi ferito, grideranno in scienza e coscienza che tutto o quasi è giustificato e che il giustificato diventa legittimo. I milioni che con Berlusconi non stanno perderanno speranza, spazio, arretreranno. E qualcuno di loro, pochi ma sempre troppi, si sentiranno giustificati a reagire e giureranno a se stessi che il giustificato è legittimo. Il sangue, quel sangue rattrappirà lo spazio di ciò che è legittimo.

E’ questa la “spirale”. Storicamente, socialmente, politicamente è un fenomeno noto che più volte si è prodotto. Quanto accaduto l’altra sera a Piazza del Duomo a Milano può essere definito un “Piccolo Reichstag”. Un atto di violenza offre il predellino, il trampolino, la giustificazione, la necessità perchè una democrazia debole si faccia forte diventando altro da sè. Berlusconi non si è fabbricato l’attentatore e non è, va ripetuto una, dieci, cento, mille volte, un tiranno. Ma il fenomeno storico è quello e non altro: il sangue chiama leggi speciali, leggi speciali che condannano la democrazia all’asfissia, difesa della democrazia che si fa disperata. Non sempre il fenomeno produce uno tsunami storico e politico, talvolta l’onda è bassa, si solleva e passa. Speriamo vada così.

Dipende da Berlusconi. Dipende dal suo cerchio ristretto politico. Dipende da loro tamponare quel sangue o farne un’icona da esporre in piazza. Chi spera nella democrazia deve oggi sperare in Berlusconi. E dipende anche da chi Berlusconi vorrebbe “cacciarlo”. Prima che il matto gli tirasse l’oggetto che lo ha ferito, gridavano a Berlusconi “Processo, processo…”. L’idea di cacciarlo con un processo, come delinquente e criminale va stroncata e non coltivata. E’ primitiva, politicamente tribale, democraticamente suicida. Berlusconi può, per molti italiani deve essere sconfitto. Non “cacciato”. Altrimenti si scivola, si degrada, ci si perde nel “Berlusconi si caccia e non si cambia”. La spirale appunto, dipende dagli avversari politici di Berlusconi, dalla gente che non lo vuole premier, spezzare la spirale. Spezzando le mani a chi impugna un sasso da lanciare, spezzando politicamente le reni a chi racconta, esalta e si scambia la favola tragica della “cacciata”.