Il Tar l’ultima trincea: le reazioni del Pdl all’esclusione delle liste

Roberto Formigoni

Ma davvero Roberto Formigoni, il campione imbattibile e ras della Lombardia, sarà escluso da una competizione in cui solo un folle avrebbe messo un euro sulla sua sconfitta? Sarà il Tar a esprimere il temuto verdetto o rovesciare le deliberazioni dei giudici della Corte d’Appello.

Intanto, da Bruxelles, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, interpellato sulla situazione si limita ad un laconico «che pasticcio». Ma il fastidio, da parte del Colle c’è e il presidente sulla questione si è già chiamato fuori affermando che le decisioni spettano solo ed esclusivamente alla magistratura. In un colloquio con il Corriere della Sera Napolitano ha poi spiegato di ritenere la situazione del Lazio “più complessa” di quella di Milano.

Giornata sul filo dei nervi nel centrodestra. La sequenza pomeridiana con cui sono stati respinti i ricorsi del Pdl sulle liste a Roma e a Milano ha lasciato il segno. Le reazioni a caldo evidenziano una sindrome da accerchiamento, ansia e rabbia lasciano il posto solo alla volontà di mettere le mani avanti. Il Tar è l’ultima trincea, l’ultimo salvagente: gli argini al vittimismo sono già sul punto di crollare, l’ipotesi del complotto dei magistrati è pronta per giustificare quello che appare un clamoroso caso di approssimazione e incompetenza.

Il presidente del Consiglio Berlusconi oggi non ha voglia di parlare, ha fatto annullare tutte le interviste programmate con le tv locali. Parla in sua rappresentanza il portavoce Bonaiuti: “Come si può pensare di lasciare senza scelta nel momento più alto della democrazia, quello del voto, due regioni che insieme rappresentano più di un quarto della popolazione italiana?” Negli ambienti vicini al premier non si sa se temere di più l’esclusione delle liste o l’inevitabile ritorsione del capo: urge un defibrillatore.

Fabrizio Cicchitto, non usa mezzi termini: “Queste elezioni corrono il rischio di essere falsate con conseguenze gravissime per la nostra democrazia. Altro che dilettanti allo sbaraglio”. Nelle geremiadi innalzate dall’entourage del presidente, ricorre altisonante il richiamo alla democrazia, le regole non contano, non ne fanno parte.

Calderoli mostra il suo profilo combattente e pragmatico: “Voglio sentire al più presto Bossi e Berlusconi e poi decideremo perché serve subito una risposta politica ai furbi che cercano le vittorie a tavolino”. Voglia di una leggina in extremis?

Renata Polverini, che ci sta mettendo la faccia in questo pasticcio elettorale, si rivela anche la più composta: “Prendiamo atto della decisione dei giudici. Adesso il Pdl farà ricorso al Tar. Li siamo fiduciosi che le cose andranno diversamente” – ha commentato con stile.

E, in serata, la candidata dà appuntamento ai suoi sostenitori domani 4 marzo alle 17 a piazza Farnese a Roma: “Vogliono la prova di forza della piazza e domani gliela daremo”. E gira voce che Silvio Berlusconi in persona potrebbe essere in piazza. Stasera, intanto, il premier ha riunito i coordinatori del Pdl. A palazzo Grazioli sono arrivati Denis Verdini e Ignazio La Russa.

Il vice coordinatore regionale del Pdl, Massimo Corsaro, si è limitato ad annunciare l’intenzione di ricorrere al Tar, “vero e proprio secondo grado”, mostrando assoluta serenità, anche tenendo conto “di una sentenza del Consiglio di Stato”.

Ignazio La Russa se l’aspettava e dunque non gli resta che confidare nel Tar e aggiunge: “Non credo che metà Lombardia possa essere privata del diritto di esprimersi perché un bollo è quadrato invece che tondo. Sono irregolarità meramente formali.” Un tono ben diverso dalle sparate iniziali del focoso ministro della Difesa che minacciava chissà quali sconquassi in caso di esclusione delle liste. Forse una nuova Marcia su Roma aveva ironizzato caustico Antonio Di Pietro.

Ma cosa hanno deciso in concreto i giudici, quali sarebbero gli atti che pregiudicherebbero la regolare partecipazione democratica? Scrivono i magistrati della Corte d’Appello che l’esercizio dei diritti di partecipazione democratica “non può che svolgersi nel rispetto dei limiti e delle forme previste dalla legge”.

Nelle cinque pagine del provvedimento, richiamano un passaggio del ricorso presentato dalla lista di Formigoni. Secondo i giudici non si può dire “che le conclusioni raggiunte importino, al di là delle difficoltà materiali e sostanziali, un pregiudizio giuridicamente rilevante all’interesse pubblico ‘ricollegato alla tutela della volonta’ manifestata dal corpo elettorale secondo i principi di democrazia e partecipazione costituzionalmente garantiti, nonché il principio di conservazione dell’atto amministrativo, perché l’esercizio di tali diritti non può che svolgersi nel rispetto dei limiti e delle forme previste dalla legge”.

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