TARANTO – Nichi Vendola interrogato per sei ore per la vicenda Ilva. Appena uscito il governatore della Puglia appare sollevato:
‘‘Per me era un dovere e anche una necessità, una impellenza morale farmi interrogare da questa Procura. Non ho sinceramente nulla di cui vergognarmi per quello che ho fatto per amore della città di Taranto”.
Vendola, lo ha detto uscendo dalla caserma della Guardia di finanza di Taranto dopo l’ interrogatorio di oltre sei ore a cui è stato sottoposto nell’ambito dell’inchiesta sull’Ilva per disastro ambientale.
”Gli equivoci – ha aggiunto Vendola, che è indagato per concorso in concussione aggravata ed è assistito dall’avv. Vincenzo Muscatiello – era giusto che fossero affrontati, guardati, che i sospetti potessero essere allontanati. Spero di essere stato all’altezza di un compito molto difficile qual è quello di esercitare, in una fase come questa, una difesa che, per quanto mi riguarda, non è solo la difesa di Nichi Vendola. E’ la difesa di nove anni di storia della Regione Puglia”.
Vendola non ha voluto entrare nel merito della contestazione mossagli dai magistrati, sottolineando invece il ”garbo” mostrato dagli inquirenti e aggiungendo di aver depositato ”tante cose”. ”Per me – ha detto ancora il governatore – il dolore che mi ha accompagnato in questa vicenda, e in passato per altre vicende da cui sono uscito sempre a testa alta, è un dolore che vivo per imparare ancora di più cosa debba essere il rispetto delle funzioni dello Stato e delle funzioni giudiziarie. Sono venuto qui senza lamentarmi, sono stato sottoposto ad una indagine per qualcosa che non ho fatto. Tuttavia, siccome sono il presidente della Regione Puglia, è giusto che chini il capo e venga a difendermi nelle sedi opportune, come fanno i normali cittadini”.
”Sono sereno – ha concluso – perchè non ho mai fatto niente di male nella vita mia e non ho mai fatto niente di male a Taranto, che è una città meritevole di tanto amore e impegno. Mi sento gratificato dalla possibilità che ho avuto di dire fino in fondo la mia”.