Immigrazione, la proposta del Pd: “Sì a ingressi selettivi, anche a punti”

ROMA – Basta alle ”sanatorie di fatto” del centro-destra, effettuate con il click-day che non seleziona ma affida alla ”casualità” i permessi di soggiorno: sì invece a una regolazione dei flussi migratori con criteri selettivi, tra i quali l’ingresso a punti, in modo da giungere ad un sistema flessibile che assicuri l’incontro tra domanda e offerta di lavoro. Questa in sintesi la proposta del Pd in tema di governo dei flussi migratori, presentata alla prima Conferenza nazionale del Pd sull’immigrazione.

A presentare la proposta del Pd è stato Massimo Livi Bacci, demografo e senatore Democratico, il primo a parlare nel partito di ”criteri selettivi” nel governo dei flussi. Si parte da una critica dura alle politiche della destra e della Lega, che ha rinunciato al Documento di programmazione triennale, e ha ridotto il decreto flussi ”a uno strumento mediante il quale viene di fatto operata una sanatori occulta” degli immigrati gia’ presenti in Italia. L’alternativa proposta dal Pd, ha detto Livi Bacci, parte dalla restituzione di spazio ”alla programmazione dei flussi, con una seria analisi tecnica della potenziale domanda del mercato del lavoro, delle capacità di accoglienza, delle risorse disponibili per le politiche di formazione e integrazione”.

La programmazione dovrebbe essere affidata ad un’agenzia indipendente (Organo di Programmazione dell’Immigrazione, OPI) le cui proposte sono sottoposte al Governo per l’adozione, previo parere del Parlamento e della Conferenza Stato-Regioni e autonomie locali”. In secondo luogo ”occorre sostituire il criterio della casualita’ (il click day) con quello della scelta ragionata, basata sulla valutazione dei ‘profili’ individuali ritenuti più adatti a sostenere lo sviluppo e preservare la coesione sociale”. ”La determinazione dei profili – ha detto il senatore – specie per alcune fasce di immigrati, deve tener conto anche di qualità personali non necessariamente legate alla immediata capacità di lavoro: l’immigrato è – anzitutto – una persona. Tali profili sono determinati dall’OPI e possono essere sintetizzati con criterio a ‘punti’, eventualmente integrato da altri criteri di valutazione.

La previsione di una qualificazione più specifica per queste fasce di immigrati potrà così affiancarsi, anche in via sperimentale, agli ingressi ordinari per chiamata nominativa da parte del datore: ad esempio, negli ingressi per ricerca di lavoro, un’alta qualificazione può costituire una indiretta garanzia del risultato dell’incontro tra domanda e offerta”. Quindi una riforma dovra’ includere i seguenti punti: 1) Ingresso per chiamata nominativa o numerica da parte di un datore di lavoro; 2) Ingresso con permesso di soggiorno per ricerca di lavoro subordinato alla prestazione di garanzia da parte di istituzioni (sponsor) appositamente autorizzate; 3) Ingresso con permesso di soggiorno per ricerca di lavoro, subordinato alla prestazione di adeguata garanzia individuale.

Le domande d’ingresso devono essere sottoposte a valutazione comparativa secondo i criteri ”a punti” decisi dall’Opi; 4) Ingresso con permesso di soggiorno di persone con specifici profili individuali e professionali. Anche qui le domande devono soddisfare i ”criteri selettivi” dell’ Opi; 5) Ingresso con permesso di soggiorno per lavoro autonomo, con valutazione comparativa (OPI); 6) Ingresso per lavoro stagionale; 7) Normativa che agevoli l’ingresso in Italia per studio e formazione e che permetta la conversione dei permessi di soggiorno – al termine dello studio – in permessi per ricerca di lavoro”. ”Tutte le modalità d’ingresso, ha infine spiegato Livi Bacci, hanno specifici tetti numerici indicati nei decreti flussi annuali. Per tutte le modalità d’ingresso e’ previsto un contributo da parte del datore di lavoro ad un Fondo nazionale per l’inserimento e l’integrazione dei migranti (FoNIM). Nel caso del lavoratore autonomo, è lo stesso migrante che dovrà contribuire al fondo”.

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