Immigrazione e integrazione, sì della Camera alle mozioni dell’Udc e dell’Api

Diversità, integrazione e incontro multiculturale trovano unita l’assemblea di Montecitorio. L’aula della Camera ha dato l’ok alle mozioni di maggioranza, dell’Udc e dell’Api, in materia di politiche minatorie volte a contrastare il lavoro nero.

Non è passata invece la mozione del Pd, così come una parte di quella dell’Idv. I testi approvati a Montecitorio impegnano il governo «a fornire nel piano nazionale per l’integrazione Identità e incontro, annunciato dal ministro del Welfare, i valori, la visione e i programmi dedicati all’integrazione stessa, nell’ottica di discostarsi dai modelli dell’assimilazione, poco rispettosa delle identità culturali differenti, e del multiculturalismo, frutto del relativismo culturale, entrambi rivelatisi fallimentari, in quanto produttivi di conflitti sociali, prevedendo iniziative volte alla promozione della conoscenza e del rispetto delle reciproche identità culturali, con l’obiettivo di una pacifica civile convivenza che si svolga nell’osservanza dei valori e dei principi a fondamento del nostro ordinamento giuridico».

Il governo viene, poi, impegnato, «ad analizzare, utilizzando le banche dati disponibili e, in particolare, quella dell’Inail, la natura e le modalità dell’immigrazione extracomunitaria, al fine di adottare politiche di governo dei flussi efficaci e tempestive; ad adottare le opportune iniziative dirette a valorizzare l’apporto dei lavoratori immigrati al progresso economico e sociale del Paese, favorendo al contempo un processo di effettiva integrazione nel nostro tessuto sociale e la conoscenza ed il rispetto delle regole e della cultura di riferimento del nostro Paese; a proseguire nel potenziamento degli uffici amministrativi competenti, affinchè, entro la fine della XVI legislatura, i permessi di soggiorno siano rilasciati e rinnovati nei tempi previsti dalla legge; a vigilare sull’applicazione delle disposizioni in vigore e sul rispetto puntuale e rigoroso delle norme che legano la possibilità di ingresso e soggiorno sul territorio dello Stato al possesso di un regolare contratto di lavoro e ad intensificare e rendere pienamente efficaci i controlli ispettivi, con il fattivo coinvolgimento dei vari livelli istituzionali e delle parti sociali; a misurare la reale esigenza di manodopera straniera nel nostro Paese, anche alla luce del periodo di crisi che l’Italia sta attraversando, anche al fine di non penalizzare i cittadini e le cittadine italiane oggi in cerca di occupazione; ad adoperarsi con sempre maggiore impegno al contrasto del lavoro sommerso, in particolar modo degli immigrati spesso ridotti in uno stato assimilabile alla schiavitù, senza il rispetto delle più elementari regole e condizioni di vita e di lavoro».

«Il no del governo alla nostra mozione sull’immigrazione è un’occasione mancata per dare risposte concrete agli italiani su un problema importante e complesso come quello dell’immigrazione», ha detto Livia Turco (Pd) dopo il voto. «Abbiamo avanzato proposte concrete – ha proseguito Turco – alle quali però la maggioranza ha risposto con un no pregiudiziale. Sfidiamo l’esecutivo, ora che la campagna elettorale è finita, a passare dagli slogan alla realizzazione di concreti atti a favore dell’integrazione dei nuovi italiani. Varate, dunque, il piano nazionale per le politiche d’integrazione come chiesto dai Comuni e annunciato come imminente dal ministro Sacconi a metà febbraio. È necessario, infatti, intervenire subito su alcuni obiettivi immediati come il disagio abitativo e l’inserimento scolastico e lavorativo. Siate ambiziosi e andate nei territori dove non c’è solo paura degli immigrati ma dove scoprirete una via italiana all’integrazione. Queste sfide devono essere costruite con i sindaci, gli imprenditori, i sindacati e i cittadini. Il Pd continuerà a fare proposte concrete, come abbiamo fatto con questa mozione che la destra ha snobbato», ha concluso.

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