ROMA – Il reato di immigrazione clandestina sarà cancellato? Lo scrivono diversi quotidiani, tra cui La Repubblica (in un articolo di Liana Milella). In realtà dovrebbe restare l’espulsione dal Paese (espulsione possibilmente più immediata di adesso) ma sarebbe cancellata la sanzione pecuniaria (che oggi varia tra i 5 e i 10mila euro). Usiamo il condizionale perché questa sarebbe ancora solo una proposta del governo, proposta alla quale peraltro si oppone una parte del governo stesso. E non sarebbe una cattiva mossa, se questo servisse ad alleggerire il peso sulle Procure, intasate da troppi procedimenti a volte grotteschi (vedi il caso del guano a Roma). Inoltre, se l’espulsione dovesse essere rapida (sempre a patto che il provvedimento possa essere preso in modo snello, senza troppa burocrazia) si eviterebbe di intasare le carceri italiane e le celle di commissariati e stazioni dei carabinieri già stracolme.
La battaglia, scrivono i quotidiani, sarebbe tra il ministro della Giustizia Andrea Orlando e il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo Franco Roberti (favorevoli alla depenalizzazione di una parte della legge) e il ministro dell’Interno Angelino Alfano e il “suo” Ncd, che invece si oppongono.
Giovanni Negri sul Sole 24 Ore spiega come cambierebbe la normativa:
Espulsione che nel futuro assetto sanzionatorio viene confermata; a essere invece accantonata è la misura pecuniaria che, negli altri casi del decreto di depenalizzazione previsti dal decreto è destinata a subentrare. La Giustizia su questo fa una professione di realismo e ricorda che condannare al pagamento di una misura pecuniaria migranti irregolari corrisponde a una «sostanziale ineffettività e tuttavia con un significativo aggravio, in termini di dispersione di risorse anche umane, per il sistema di accertamento nel suo complesso».
Si puntualizza poi l’esclusione dalla depenalizzazione degli altri reati contenuti nel Testo unico: scelta che deriva dalla stessa legge delega che impone di conservare la natura penale delle condotte di violazione dei provvedimenti amministrativi, punite soprattutto con la sola pena pecuniaria.
Il decreto in via di presentazione al consiglio dei ministri scioglie poi anche gli altri due nodi rimasti. E lo fa in senso opposto. Viene depenalizzata una delle condotte previste dal testo unico sulla disciplina degli stupefacenti, quella di chi infrange le prescrizioni date dall’autorizzazione alla coltivazione di sostanze stupefacenti. Mentre si è deciso di non esercitare la delega sul reato di disturbo delle occupazioni o del riposo delle persone. Una decisione che ha come conseguenza la conservazione della rilevanza penale dell’immissione di rumori.
Intanto su Repubblica è stata pubblicata anche un’intervista a Roberti, che dice che il reato di immigrazione clandestina è “un ostacolo alle indagini”, e “i dati ci dicono che non ha avuto finora una funzione dissuasiva”. Con la depenalizzazione del reato “sarà più facile individuare e colpire i trafficanti di esseri umani”.
Il nodo sono “le regole da seguire per raccogliere le dichiarazioni dei migranti, a seconda se i migranti debbano essere esaminati come indagati di immigrazione clandestina, quindi con le necessarie garanzie difensive, oppure se devono essere considerate persone informate sui fatti, se non addirittura delle vittime di tratta”, spiega Roberti.
“Il differente trattamento può determinare conseguenze per l’ uso delle dichiarazioni, che sono fondamentali per ricostruire le reti del traffico. Se viene sentito come imputato, l’ immigrato può tacere trincerandosi dietro la facoltà di non rispondere o peggio depistare le indagini”.
In caso di reato “l’eventuale pena irrogata non viene quasi mai eseguita perché ovviamente il migrante non ha la possibilità di pagare”, osserva il procuratore, secondo cui “sarebbe più utile, dopo aver trasformato l’immigrazione clandestina in un illecito amministrativo, conservare il rilievo penale solo per chi viola gli eventuali provvedimenti amministrativi di espulsione. Tenendo conto che spesso, in un secondo momento, ai migranti può essere riconosciuto lo status di rifugiato”.