Ondata di sbarchi di immigrati, Maroni: “Si rischia emergenza umanitaria”

Roberto Maroni

VENEZIA – ”C’e’ il rischio di una vera e propria emergenza umanitaria”. Lo ha detto il ministro degli Interni Roberto Maroni, stamane a Venezia, riferendosi alla fuga di persone dall’area di crisi maghrebina.

”La grave crisi del Maghreb – ha detto Maroni – in particolare dalla Tunisia e dall’Egitto sta portando ad una fuga di massa verso l’Italia”.

”Stanno arrivando – ha aggiunto – centinaia di persone sulle coste italiane e stiamo mettendo in campo tutte le forze per fronteggiare una vera e propria crisi umanitaria”.

“La crisi di quei paesi sta provocando una fuga di massa, in particolare dalla Tunisia verso l’Italia”, ha sottolineato Maroni, che in merito agli ultimi frequenti sbarchi a Lampedusa, ha spiegato: “Ho già convocato per giovedì prossimo un Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza al quale ho invitato anche il ministero degli Esteri per decidere le misure più idonee e ho chiesto anche il coinvolgimento della Commissione Europea”. Secondo il ministro dell’Interno “gli strumenti necessari per risolvere la situazione non possono essere messi in campo solo dall’Italia”.

Ad aggravere l’emergenza, secondo Maroni, la situazione politica in Tunisia. “Il problema è che l’accordo bilaterale che abbiamo con la Tunisia che ha permesso finora di gestire in modo efficace l’immigrazione clandestina, non viene attuato da Tunisi per la situazione di crisi – ha aggiunto il ministro -. C’è una incapacità – ha rilevato Maroni – di fronteggiare la situazione da parte dell’autorità tunisina”.

Convocato il Comitato nazionale per l’Ordine e la Sicurezza. A fronte della crisi umanitaria nel bacino del Mediterraneo, Maroni ha convocato per giovedì prossimo il Comitato nazionale per l’Ordine e la Sicurezza a cui ha invitato il ministero degli Esteri. Il titolare del Viminale ha sottolineato che l’incontro è finalizzato “a decidere le misure più idonee per affrontare quanto sta accadendo”. Maroni ha detto anche di aver chiesto “il coinvolgimento della Commissione Europea perché gli strumenti necessari per porre rimedio a questa situazione non possono essere messi in campo solo dall’Italia”.

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